Per gli agenti penitenziari era un’iniziativa da evitare, per di più in tempi di pandemia. Per la direttrice del carcere, un’espressione della finalità rieducativa della pena garantita in Costituzione. Fa discutere il caso, sollevato dal sindacato di Polizia penitenziaria Uilpa, dei cinque detenuti del carcere di Genova che lunedì hanno raggiunto gli studi di Cinecittà per registrare una puntata del format televisivo Italia’s Got Talent, prodotto da Sky. Si tratta di condannati in via definitiva per reati che vanno dall’omicidio preterintenzionale, alla produzione e traffico di stupefacenti fino alla truffa ai danni dello Stato, con fine pena fissati tra il 2022 e il 2027. Davanti ai “giudici” Mara Maionchi, Joe Bastianich, Federica Pellegrini e Frank Matano, i cinque – membri della compagnia teatrale ‘Scatenati’ interna al penitenziario – hanno messo in scena la recita a più voci di una lettera che un detenuto immaginario riceve dalla propria compagna. Un racconto della separazione, fisica e morale, tra i reclusi e i loro affetti esterni. Che ha emozionato la giuria, aggiudicandosi quattro convinti “sì” e il passaggio al turno successivo del talent.
Per uno degli attori, la trasferta a Roma è stata possibile grazie a un permesso premio. Per gli altri quattro era coperta dal programma di lavoro esterno disposto dalla direttrice del penitenziario, previa approvazione del giudice di Sorveglianza. Ma la vicenda ha fatto infuriare gli agenti di custodia, che hanno impiegato tre mezzi e sette uomini per imbastire viaggio, pernottamento (nel carcere di Rebibbia) e successivo rientro nel pomeriggio di martedì. “I colleghi sono dovuti partire alle 3.45 del mattino, fuori dal turno di lavoro e in un orario in cui di solito sono vietati i trasferimenti”, si sfoga Fabio Pagani, segretario ligure di Uilpa. “Gli agenti liguri hanno 39mila ore di straordinari non pagati e continuano ad accumularne. Il nostro ruolo non è scoprire talenti, è garantire la sicurezza all’interno delle carceri. È assurdo – attacca – che una trasferta del genere sia stata autorizzata in periodo di Covid, quando la mobilità dei detenuti è giustamente ridotta al minimo. Non possiamo permetterci errori, altrimenti gli sforzi metti in atto fino a questo momento saranno inutili”. Sulla polemica è intervenuto anche Matteo Salvini, che su Facebook ha accusato il governo di “buttare soldi” pubblici in iniziative del genere, “anziché investire in divise, dotazioni e mezzi e pagare gli straordinari agli agenti”, e annunciando un’interrogazione parlamentare della Lega al ministro Bonafede.
Per la direttrice del carcere di Marassi, Maria Milano, la tempesta mediatica è invece del tutto fuori luogo. “La trasferta fa parte di un progetto di lavoro esterno autorizzato da tempo e consentito dall’articolo 21 della legge sull’ordinamento penitenziario”, spiega al Ilfattoquotidiano.it. “Il viaggio si è svolto in totale sicurezza, sia i detenuti che gli agenti sono usciti con nullaosta sanitario e sono stati sottoposti a tampone prima del rientro”. Era necessario questo fuori programma? “Potenzialmente ogni attività può essere ritenuta superflua – ragiona la direttrice -, ma io sono dell’idea che il percorso trattamentale non possa essere abbandonato, nemmeno in questa situazione. Non si può coltivare la chiusura indiscriminata, o le carceri diventerebbero bombe a orologeria. E il diritto a scontare una pena con finalità rieducative è un diritto costituzionale, come tale della massima importanza”. E rivela di aver assistito alla registrazione del programma: “Mi sono commossa, sono stati davvero bravi. Spero che la loro esibizione possa avere anche un effetto educativo sugli spettatori, farli riflettere su tutti gli aspetti della detenzione, compresi quelli che spesso passano in secondo piano”.
Twitter: @paolofrosina