Dalla Francia arriva un progressivo stop alla presenza di animali selvatici nei circhi itineranti, il divieto immediato alla riproduzione di delfini e orche in cattività nei parchi acquatici e la chiusura degli allevamenti di visoni d’America, noti per la loro pelliccia, entro cinque anni. Sono queste le misure annunciate dalla ministra della Transizione ambientale, Barbara Pompili, che ha dichiarato: “È ora che il nostro fascino ancestrale per queste creature selvagge non si traduca più in situazioni in cui la loro prigionia sia favorita rispetto al loro benessere”. Con questo provvedimento, reso noto alla vigilia della prima conferenza Onu sulla biodiversità, la Francia intende lanciare un chiaro segnale del proprio impegno a proteggere la natura, in linea con la dichiarazione politica appena firmata dal presidente Emmanuel Macron.

Tra le misure annunciate c’è anche il sostegno dello Stato agli zoo, che attueranno iniziative in favore degli animali custoditi. Dalla ministra però nessuna data di scadenza per l’applicazione di questi provvedimenti: “Fissare una data non risolve tutti i problemi, preferisco impostare un processo in modo che avvenga il più rapidamente possibile”, ha spiegato. Alla base di questa scelta c’è sicuramente il problema relativo alla gestione degli oltre 500 animali selvatici attualmente in cattività nei circhi: impossibile, secondo gli esperti, lasciarli liberi nel loro habitat senza un graduale ambientamento. L’annuncio era stato preceduto dalle proteste dei professionisti e degli artisti circensi, che hanno individuato nelle misure ministeriali una “condanna a morte” per il loro lavoro. “So quanto siano difficili per alcuni lavoratori gli annunci di oggi – ha voluto precisare il ministro – ma ho il dovere di non mentire a nessuno e di mostrare a tutti qual è la strada che il nostro Paese vuole prendere. Faremo il possibile per aiutare tutti in questa transizione, che abbiamo deciso di affrontare”.

A detta della ministra, il problema della sfruttamento degli animali è avvertito anche dai cittadini stessi, dal momento che più di 400 comunità, tra cui Marsiglia, hanno detto basta all’esposizione di tigri, elefanti, rinoceronti e leoni. Un cambio di mentalità che si sta ormai diffondendo in tutta Europa, dal momento che più di venti paesi del Vecchio Continente hanno già limitato o proibito del tutto la presentazione degli animali nei circhi. “E in Italia quando? – chiede la Lega anti vivisezioni (Lav) – Presidente Giuseppe Conte, ministri Sergio Costa, Roberto Speranza, Dario Franceschini noi le nostre proposte ve le abbiamo già presentate”. La Francia, ricorda la Lav, insieme a Italia e Spagna registra il maggior numero di compagnie circensi in Europa, la maggior parte delle quali utilizza animali. La città di Parigi aveva vietato l’attendamento di circhi con animali già dal novembre 2019: ad oggi si ipotizza che da subito sarà vietato usare animali selvatici autoctoni (lupi, orsi e rapaci), e in fasi progressive su diverse specie, fino al divieto totale nel 2026. “La Francia non può ancora dirsi un Paese fur-free perché, per ora, restano salvi gli allevamenti di conigli Orylag, appositamente selezionati per la produzione di pellicce, ma è un ottimo inizio, una decisione storica”, commenta la Lega anti vivisezioni, convinta che la decisione sia stata presa grazie alla crescente pressione dell’opinione pubblica, sensibilizzata anche grazie alle investigazioni della organizzazione animalista One Voice, partner di Lav nel network internazionale Fur Free Alliance.

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