Economia

Lagarde spinge per una Bce un po’ più simile alla Fed: meno attenzione all’inflazione e di più ai posti di lavoro

La presidente della banca centrale europea suggerisce di controllare l'inflazione senza "strozzare" l'occupazione. Tra lavoro e crescita dei prezzi esiste infatti una relazione inversa. La Bce è obbligata a privilegiare il controllo dei prezzi, la Federal Reserve statunitense no

E’ questo, semplificando, il piano delineato dalla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde che vorrebbe una banca centrale meno ossessionata dall’inflazione e più concentrata su crescita ed occupazione. Dunque disposta ad aumentare ulteriormente la sua spinta monetaria per spingere l’economia, senza preoccuparsi troppo se questo dovesse portare la crescita dei prezzi sopra quel 2% considerato il livello ottimale. Insomma, una Bce un po’ più simile alla potente “sorella” statunitense, la Federal Reserve. Tra le due principali banche centrali del mondo esiste infatti una differenza di dna. Alla Bce è stato assegnato come obiettivo primario il raggiungimento del livello inflazione ottimale, solo in subordine quello di mantenere alto il livello dell’occupazione. La Fed può invece giostrarsi i due obiettivi come meglio crede. A fine agosto il governatore Jerome Powell ha affermato che “l’attenzione della banca centrale Usa, d’ora in poi, si concentrerà di più sull’andamento del mercato del lavoro”.

Gli spazi di azione della Bce sono ridotti anche per ragioni politiche. I tedeschi, anche per ragioni storiche, vedono l’inflazione come Il Male assoluto e marcano stretto i vertici della banca centrale. E infatti Lagarde, che oggi è intervenuta alla conferenza “The Ecb and its Watchers” gioca di fioretto: “Abbiamo un mandato gerarchico con la stabilita’ dei prezzi in cima. Ma il medio termine, che e’ un concetto flessibile, ci permette di evitare di strozzare senza necessita’ l’occupazione e la crescita nel caso di un supply shock che spinga temporaneamente l’inflazione e generi un rallentamento economico”. La presidente ha poi continuato “il tema generale, oggi, e’ se le banche centrali dovrebbero impegnarsi esplicitamente a compensare i livelli di inflazione nel caso in cui rimangano per un lungo periodo al di sotto dei target’. L’utilita’ di un simile approccio’, che consenta cioe’ temporaneamente un “overshoot” dell’inflazione al di sopra degli obiettivi fissati dall’istituto, ‘puo’ essere esaminata”

Cosa dice in sostanza Lagarde? A volte bisogna alzare il tiro per centrare un bersaglio che si allontana. In pratica spendere di più, agire di più su tassi e mercati per spingere la crescita e risollevare i prezzi, anche se questo dovesse portare a temporanei sforamenti della soglia di inflazione. Un pericolo che per adesso nell’area euro sembra tutt’altro che incombente. In concreto la Bce ha avviato da tempo una revisione del metodi con cui agisce sull’inflazione. Operazione che potrebbe alla fine concedere qualche spazio di manovra in più. A strettissimo giro la replica del tedesco Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e membro del consiglio Bce che, dallo stesso palco della Lagarde, ha affermato “L a Bce potrebbe, fra le varie opzioni, includere gli acquisti di titoli fra gli strumenti di politica monetaria considerati convenzionali, nell’ambito della revisione della strategia in corso nella banca centrale e di fronte al declino dell’inflazione. Tuttavia acquisti di titoli su larga scala “rischiano di confondere i confini fra politica monetaria e politica di bilancio” e ampliare troppo l’interpretazione del mandato della Bce rischia di “invischiare la Bce con la politica” e “mettere in dubbio, giustamente, la nostra indipendenza”.

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