A quattro giorni dall’inizio del conflitto dell’area, che da anni non vedeva scontri di questa violenza, il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede, tanto alle forze armene quanto a quelle azere, di “fermare immediatamente i combattimenti” nella regione separatista del Nagorno-Karabakh, per “ridurre le tensioni e tornare a negoziati significativi senza ritardi”. Ma negoziare adesso, con la mediazione della Russia, è proprio quello che l’Armenia non vuole fare. Per Baku, al cui fianco si è schierata la Turchia, la regione al centro delle violenze, che è nel territorio dell’Azerbaijan, è stata occupata da Yerevan che ora si dice pronta anche a riconoscere l’indipendenza dell’autoproclamata repubblica Nagorno-Karabakh, cosa che fino a oggi non ha mai fatto.
Quel che è certo al momento, ha dichiarato il premier armeno Nikol Pashinyan, è che “non è appropriato parlare di un summit Armenia-Azerbaigian-Russia mentre sono in corso scontri”, perché “per i negoziati – ha detto – c’è bisogno di un’atmosfera adeguata”. Ha poi specificato che l’Armenia è sempre pronta a una soluzione pacifica. “Ma questo – ha aggiunto – non significa che l’Armenia o il Karabakh siano pronti a una soluzione del conflitto che leda i loro interessi nazionali o la loro sicurezza“.
Intanto il premier ha riferito che Yerevan sta valutando la possibilità di riconoscere l’indipendenza della regione. “Questa opzione è all’ordine del giorno. C’è anche la possibilità di firmare un accordo di cooperazione strategica tra l’Armenia e il Karabakh, c’è la possibilità di firmare un trattato di cooperazione nella sfera della sicurezza e della difesa”, ha detto Pashinyan durante un incontro con i giornalisti russi a Erevan. Le opzioni sono in discussione e le decisioni saranno prese “a seconda di alcuni fattori”, ha precisato.