Secondo la prima pagina della Gazzetta dello Sport, il mondo del calcio è sotto “shock”. Il motivo è semplice: dopo la partita Napoli-Genoa, finita sei a zero per i partenopei, ben 10 giocatori del Genoa sono risultati positivi ai tamponi Covid-19. Ancora prima di giocare, nella giornata di sabato erano stati evidenziati i primi due casi: Mattia Perin e Lasse Schone. La partita doveva essere posticipata, ma il denaro del mondo del calcio “pesa” di più della salute pubblica. Al fine di giocare comunque, prima di partire per il capoluogo campano, tutti i giocatori del Genoa sono stati sottoposti a due giri di tamponi, risultati negativi.
Tuttavia, al ritorno a Genova, molti hanno manifestato sintomi tipici del Covid-19 e la squadra è stata di nuovo testata al tampone. I risultati hanno evidenziato che, oltre a Perin e Schone, otto nuovi giocatori del Genoa sono positivi. Il Genoa rischia ora di giocare le prossime partite con una squadra dimezzata.
Secondo Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, lo shock non sarebbe stato la diffusione del Covid-19 nel mondo del calcio. Il problema, a parere del primario, è invece l’inaffidabilità dei tamponi stessi. Alla faccia del mondo scientifico e di analisi autorevoli pubblicate su riviste scientifiche internazionali come Jama che giudicano il tampone come un sistema diagnostico affidabile per evidenziare la positività al coronavirus, per Bassetti “quello che sta accadendo al Genoa calcio potrebbe rappresentare la Waterloo dei tamponi”.
Secondo una recente analisi cross-nazionale basata su dati aggregati pubblicata su Nature, “l’aumento del numero di tamponi Covid-19 ha il potenziale di ridurre la mortalità correlata a Covid-19”. Chissà però se Bassetti consulta davvero la letteratura scientifica internazionale? Di sicuro, il primario non è nuovo a uscite evidence-free. A febbraio dichiarava: “Molto rumore per nulla. Questo virus (il Covid-19) ha una letalità che, nella peggiore delle ipotesi, è pari solo al 3%… il virus al di fuori della Cina non è poi così contagioso”. A giugno, senza il sostegno di alcun riferimento bibliografico o analisi scientifica, affermava che “il coronavirus si è indebolito e presto potremo riaprire gli stadi”.
A luglio, partecipava al convegno intitolato Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti dei cosiddetti “negazionisti” o persone che negano la pericolosità del virus e accusano di allarmismo chi sostiene di usare precauzione e comportamenti come l’uso delle mascherine. Grazie a queste affermazioni (il Covid-19 non contagia fuori dalla Cina, il Covid-19 si è indebolito e la “Waterloo dei tamponi”), Bassetti è uno degli esperti che hanno diffuso maggiore disinformazione sull’epidemia in Italia.
Eppure, continua a essere invitato in tv e intervistato dai mass media dove vengono giornalmente divulgate le sue sparate senza alcuna analisi critica. In realtà, a mio avviso quelli come lui sono la vera “Waterloo” dell’epidemiologia e salute pubblica di questo paese. Di questa sconfitta, tuttavia, ne hanno già pagato e ne pagheranno ancora le conseguenze migliaia di persone. Alcune di loro con la vita. La Liguria è inoltre la regione d’Italia con la quarta peggiore propensione a fare tamponi misurabile attraverso la percentuale di test effettuati e il numero di contagi totali.
Mentre Bassetti è impegnato ad attaccare i tamponi e a ridicolizzare l’intervento di Vo’ Euganeo come “una vittoria di Pirro”, la “sua” Liguria è la regione d’Italia con la peggiore impennata di percentuale di casi positivi al tampone (più del doppio delle altre regioni d’Italia) tanto che la Svizzera ha recentemente dichiarato la regione zona rossa. Coincidenza, correlazione o causalità?