Oltre a Stefano Donnarumma, nominato nel maggio scorso al vertice di Terna, l'inchiesta della procura romana coinvolge anche Corrado Gatti, all’epoca dei fatti membro del collegio sindacale di Acea, e Giuseppe Del Villano, ex direttore del dipartimento Affari e Servizi Corporate della stessa società capitolina. I pm guidati dall'aggiunto Ielo accusano l'ex ad di avere caldeggiato "la designazione" di due collaboratrici di Gatti, che in cambio avrebbe promosso "personalmente la concessione di un compenso straordinario a Donnarumma di 80mila euro". Una delle due nomine è stata "promossa" da Donnarumma alla sindaca Raggi
L’ex amministrazione delegato di Acea rischia di finire a processo con l’accusa di corruzione. La Procura di Roma ha chiuso una inchiesta su Stefano Donnarumma, nominato nel maggio del 2017 al vertice della multiutility che gestisce i servizi nella capitale su indicazione del socio di maggioranza, cioè il Campidoglio. Ha lasciato l’incarico nel maggio scorso dopo essere stato nominato nuovo ad di Terna dal governo, in quota 5 stelle. I fatti oggetto dell’indagine risalgono al 2019. L’avviso di chiusura indagini è di solito il preludio di una richiesta di rinvio a giudizio.
L’inchiesta coinvolge anche Corrado Gatti, all’epoca dei fatti membro del collegio sindacale di Acea, e Giuseppe Del Villano che era direttore del dipartimento Affari e Servizi Corporate della stessa società capitolina. I pm guidati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo accusano Donnarumma di avere caldeggiato “la designazione” di due collaboratrici di Gatti, una come presidente del collegio sindacale di Acea Ato2 e l’altra alla carica di sindaco di Acea. Nel secondo caso il potere di nomina è della sindaca di Roma, ed è proprio a Virginia Raggi che Donnarumma è accusato di aver chiesto la designazione della professionista. Per questa vicenda, nel luglio del 2019, il gip ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per Gatti e di due misure interdittive per Donnarumma e Del Villano.
Nel capo d’imputazione, a Donnarumma viene contestato di aver “compiuto i seguenti atti contrari ai suoi doveri d’ufficio” per “remunerare l’asservimento funzionale alle proprie esigenza manageriali e personali di Gatti”. Le contestazioni sono essenzialmente tre. La prima: “Concorreva promuovendola nella designazione di Petruccioli Pamela (collaboratrice di Gatti, che tale nomina sollecitava) presidente del collegio sindacale di Acea Ato 2″, che è una società partecipata al 96% da Acea. La seconda: “Promuoveva presso il sindaco di Roma capitale – socio di maggioranza di Acea – titolare del relativo diritto di nomina – la designazione di Francesca Talamonti, collaboratrice di Gatti, che ne sollecitava la nomina”. La terza: “Concordava, più in generale, con Gatti di agire come una squadra, esautorandosi, in tal modo, il ruolo di controllo di quest’ultimo“.
In cambio, sempre secondo l’accusa, Gatti avrebbe dato parere favorevole “alla determinazione della parte variabile del compenso spettante all’amministratore delegato“, “relazionava positivamente sull’esercizio dell’anno 2018, consentendo la liquidazione dei compensi predetti nel mese di marzo 2019”, e promuoveva personalmente “in violazione dei doveri di ufficio di imparzialità la decisione di concedere un compenso straordinario a Donnarumma di 80mila euro“. In questo modo, “in forza dei destritti illeciti rapporti di scambio”, ha potuto avere la facoltà di “designare propri collaboratori negli organismi di controllo delle varie partecipate di Acea”. Tutto in concorso con Del Villano, che secondo i pm ha “avallato e rafforzato mediante conformi accordi sulle dette nomine, presi con entrambi i predetti imputati, il destritto scambio”.
Dopo la notizia della chiusura indagini, la società capitolina ha diffuso un comunicato dove si legge: “Pur nel ribadire piena fiducia nell’operato della Magistratura, Acea legge con stupore di presunte irregolarità riportate da alcuni organi di stampa e rivolte ad un ex componente del collegio sindacale, all’ex Ad e ad un ex manager. A tal riguardo la società precisa, di aver operato nel pieno rispetto di tutte le procedure, sia di legge, sia interne, per la determinazione dei compensi riconosciuti, a qualunque titolo, ai propri amministratori e dirigenti, anche in ossequio alle disposizioni vigenti per le società quotate, e di ritenere le contestazioni ipotizzate prive di fondamento”.
Non è la prima inchiesta della procura di Roma su Donnarumma. Nel febbraio scorso, infatti, i pm avevano chiesto l’archiviazione per l’allora manager di Acea, che era indagato in uno dei filoni dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Nei confronti del manager l’accusa era di corruzione legata a due sponsorizzazioni erogate in favore del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, tramite il suo braccio destro Camillo Mezzacapo. Si trattava di contributi da 25mila euro ciascuno, che Acea fece per dei concerti di Natale nel 2017 e 2018 e che si tennero presso l’auditorium di via della Conciliazione. Per quella vicenda nel marzo 2019 Donnarumma aveva ricevuto la perquisizione a casa e in ufficio da parte dei carabinieri e della Guardia di Finanza.