Il confronto televisivo non pare cambiare in modo significativo la dinamica di questa campagna elettorale. Gli elettori ancora indecisi – circa l'11 per cento degli aventi diritto di voto – non ne hanno tratto una visione più chiara di programmi e candidati. I supporter dei due schieramenti troveranno invece, nella violenza dello scontro, una conferma ai loro orientamenti e opinioni
Uno degli scontri più brutti, caotici, feroci della storia politica americana è andato in scena ieri sera a Cleveland, nel primo dibattito presidenziale tra Donald Trump e Joe Biden. Di politica e programmi si è parlato molto poco. La discussione è subito degenerata in una serie di insulti e attacchi personali. Soprattutto Biden, mai così esplosivo in un dibattito pubblico, ha coperto Trump di contumelie: “clown”, “bugiardo”, “senza vergogna”. Il presidente invece, per tutta la durata del confronto, ha parlato sopra Biden e interrotto lo stesso moderatore, Chris Wallace di Fox News. Di fronte alle continue intemperanze, proprio Wallace ha dovuto richiamare Trump al rispetto delle regole. In generale, il dibattito non pare aver cambiato molto della dinamica di questa campagna elettorale; se non appunto, renderla ancora più aspra ed esasperata.
Ci si aspettava che Trump attaccasse Biden soprattutto su due questioni – il figlio Hunter e la presunta deriva “socialista” del partito democratico – e così è stato. La questione della radicalizzazione dei democratici è emersa subito, a inizio dibattito, quando Trump ha accusato i democratici di volere una “medicina socialista”, un riferimento all’Affordable Care Act di Barack Obama – attacco cui Biden ha risposto: “Il partito democratico sono io”. Il tema è riemerso più avanti, quando Trump ha rilanciato la sua dottrina del “law and order” e imputato a Biden e ai democratici di essere deboli sul crimine e di lasciare a bande di anarchici e antifa la libertà di mettere a ferro e fuoco le città americane. “Dì di essere a favore di legge e ordine”, si è rivolto con tono di sfida Trump a Biden. Al che, il candidato democratico ha risposto: “Sono per la legge e l’ordine, ma anche per la giustizia”.
Anche l’attacco a Hunter Biden e ai suoi presunti affari illeciti con l’Ucraina era previsto, e non c’è voluto molto perché il presidente lo svolgesse. Il momento è arrivato mentre Biden ricordava il servizio in Iraq e le onorificenze militari del figlio Beau, morto per un tumore nel 2015. “Stai parlando di Hunter?”, lo ha interrotto Trump. “No, sto parlando di mio figlio Beau”, ha replicato Biden. “Io non conosco nessun Beau, io conosco Hunter”, ha continuato Trump, che ha accusato proprio Hunter di essere un cocainomane, un buono a nulla cacciato con disonore dall’esercito, capace di trovare lavoro solo grazie all’aiuto del padre. “Ha ammassato una fortuna in Ucraina e Cina”, ha detto Trump, che ha aggiunto che Hunter avrebbe ricevuto 3,5 milioni di dollari dalla ricchissima moglie del sindaco di Mosca. È stato uno dei momenti più spiacevoli dell’intero dibattito: con Biden che scuoteva la testa, negando ogni addebito, e Trump che disconosceva qualsiasi forma di pietà per il figlio morto del rivale, concentrandosi invece nel distruggere l’altro.
Durante buona parte del dibattito, Biden ha sempre guardato in camera, a differenza di Trump, il cui sguardo è spesso oscillato tra il moderatore Wallace e il rivale. Un modo, probabilmente, per apparire più convincente e “caldo” nei confronti del pubblico tv. Per la prima mezz’ora, il democratico ha anche scelto di non sottoporre le affermazioni di Trump a un controllo rigoroso delle fonti e dei dati (cosa peraltro molto difficile, vista l’impossibilità di bloccare il fiume in piena del suo discorso). Ha invece scelto, Biden, di sorridere, in certi momenti anche di ridere, per sottolineare l’assurdità delle posizioni dell’avversario. Questa era del resto una delle indicazioni più importanti offerte dagli strateghi democratici: evitare il più possibile di finire ingabbiati in un pericoloso, e noioso, confronto sulla veridicità delle parole di Trump. Dopo un po’, comunque, il democratico ha perso il sorriso. Il livello dello scontro era così brutale da rendere impossibile qualsiasi alleggerimento. A un certo punto, esasperato dalle continue interruzioni di Trump, Biden è sbottato: “Ma stai zitto”.
La gestione della pandemia – Sicuramente il frammento della serata più convincente per Biden è venuto sul tema della gestione del coronavirus. “Il presidente ha detto, è quello che è”, ha scandito il democratico, riferendosi alla reazione di Trump di fronte a oltre 205mila morti. “È quello che è perché tu sei quello che sei”, ha aggiunto Biden, che ha accusato Trump di non aver avuto, sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, un piano per affrontare la pandemia. “Non voleva disturbare l’economia, non voleva abbattere i profitti dei suoi amici milionari”, ha continuato il democratico, che ha spronato il presidente a “mollare i campi da golf e rientrare allo Studio Ovale, mettere insieme democratici e repubblicani per finanziare ciò di cui c’è bisogno per salvare le vite”. Proprio sulla questione del coronavirus è stata evidente la differenza di approccio tra i due. Con Trump che ha rivendicato di aver salvato milioni di vite umane; con Biden che non ha smesso di attaccare l’amministrazione per aver mentito agli americani, per aver sottovalutato il problema, pur conoscendone la potenziale pericolosità. “Non credete a una parola di quello che vi dice quest’uomo”, ha scandito a un certo punto Biden, col dito puntato verso Trump e lo sguardo fisso sulla telecamera.
Dall’ambiente allo scandalo sulle tasse – Nel battere così a fondo sull’emergenza sanitaria, Biden e i democratici hanno mostrato di credere che proprio la sanità, la difesa dell’Affordable Care Act di Obama, sarà uno dei temi centrali per orientare il voto degli americani. Un’occasione persa, per i democratici, è sembrata invece la questione delle tasse di Trump. Biden non ci ha insistito più di tanto, e Trump ha solennemente ripetuto di aver pagato nel 2016 e 2017 milioni di dollari in tasse (l’inchiesta del “New York Times” rivela invece che il presidente ha pagato in imposte sul reddito solo 750 dollari). Altra occasione non completamente colta da Biden è venuta sul tema dell’ambiente e dei cambiamenti climatici. Il candidato democratico è parso soprattutto interessato a distinguere il suo piano dal “Green New Deal” di Alexandria Ocasio-Cortez e dei democratici più progressisti, e non ha colto l’occasione per contrastare la massa di affermazioni inesatte e estremamente vaghe che Trump ha snocciolato sul tema: che non esiste altro Paese al mondo che abbia livelli così bassi di utilizzo del carbon fossile (non è vero); che agli americani “vogliono acqua e aria immacolate” e che sono “ben contenti delle politiche ambientali dell’amministrazione” (anche questo inesatto; gran parte dei sondaggi di questi mesi mostrano che la maggioranza degli americani si oppone alle scelte sull’ambiente del presidente).
L’appello al voto – Mentre il dibattito si avvicinava alla conclusione, Trump ha avuto anche modo di ripetere alcuni classici della sua retorica di questi mesi: che gli incendi della California sono in gran parte dovuti alla cattiva manutenzione delle foreste e non ai cambiamenti climatici, e che il vero pericolo per le città americane viene dalla violenza degli antifa, dei gruppi della sinistra radicale (Trump si è persino rifiutato di nominare i suprematisti bianchi, quando Wallace gli ha chiesto di prenderne le distanze. “La violenza non è un problema della destra”, ha detto). Il finale è poi stato dominato soprattutto da un tema: quello del voto. “Votate, votate, votate, il futuro di questo Paese dipende dal vostro voto”, ha ripetuto Biden, che si è impegnato a rispettare l’esito delle urne e ha detto che Trump “ha paura del voto”. Nessuna rassicurazione sul 3 novembre è invece venuta da Trump, che ha di nuovo rilanciato la teoria (non provata) secondo cui il voto per posta è fonte di diffusi brogli. “Ci saranno frodi come mai nel passato. È possibile che non conosceremo l’esito del voto per mesi”, ha aggiunto il presidente, che ha di nuovo ventilato la possibilità che un risultato elettorale combattuto possa finire davanti alla Corte Suprema (dove lui vuole collocare, prima del voto, la giudice Amy Coney Barrett).
Il dibattito non pare quindi cambiare in modo significativo la dinamica di questa campagna elettorale. Gli elettori ancora indecisi – circa l’11 per cento degli aventi diritto di voto – non traggono da questo dibattito una visione più chiara di programmi e candidati. I supporter dei due schieramenti troveranno invece, nella violenza dello scontro, una conferma ai loro orientamenti e opinioni. Un primo rilevamento di Cnn, subito dopo la fine del dibattito, mostra comunque che il 60 per cento degli intervistati pensa che Biden sia uscito vincitore dallo scontro. In effetti Trump è, in questo momento, il candidato che insegue. Trump è il candidato che deve scrollarsi di dosso una serie di scandali e accuse – l’ultima, quella sulle tasse. Il presidente aveva bisogno, ieri sera, di una prova forte, più convincente rispetto a quella di Biden. Questa prova non c’è stata. Trump non è riuscito a a dimostrare la debolezza politica dell’avversario. Non è riuscito a offrire un quadro compiuto di quello che sarà il suo secondo mandato. E questa, per lui, è già una sconfitta.