“Penso che l’alleanza strutturale, così come la stanno chiamando, con il Pd sia per noi la morte nera“. Non è una novità che Alessandro Di Battista non sia tra i primi sostenitori dell’accordo di governo con il Partito democratico, ma questa volta le parole usate dall’ex deputato suonano come una condanna ancora più netta. Intervistato da Piazza Pulita su La7, in uno dei momenti più difficili per il Movimento tra costruzione di nuove leadership e sconfitte elettorali, l’esponente 5 stelle ha parlato del rischio che il Movimento, “così facendo si indebolisca e diventi un partito più come l’Udeur, buono forse più per la gestione di poltrone e di carriere. Non è quello per il quale ho combattuto”. Un’analisi durissima che rispecchia gli umori di una parte dei parlamentari, ma che è sicuramente mal vista dai governisti che invece lo accusano di voler solo danneggiare il M5s. E soprattutto l’ennesimo attacco ai colleghi, arrivato neanche dieci giorni dopo la sua analisi elettorale definito da Di Battista “la più grande sconfitta nella storia del Movimento“. Insomma, uno strappo mentre tra i parlamentari crescono (ancora) le tensioni con Davide Casaleggio tra la messa in discussione della piattaforma Rousseau e il tentativo di cercare nuovi strumenti.

L’ennesimo strappo di Di Battista – L’ultimo comizio di Di Battista risale a poco prima delle Regionali, quando si presentò in Puglia inveendo contro il voto disgiunto. Ora esclude di andare a fare campagna per i prossimi ballottaggi e in particolare là dove, come in Campania, i 5 stelle stanno sperimentando i candidati giallorossi. “Che ci vada Di Maio, che si è speso per queste alleanze territoriali, mi sembra più che sacrosanto. Quando vedo i risultati del Movimento all’interno di queste coalizioni non penso che siano risultati eccezionali. Soprattutto se si sta andando verso una legge elettorale proporzionale, perché ogni giorno fare interviste noi e il Pd, noi e il Pd?”, ha aggiunto. “Se tutti gli italiani dovessero percepire che M5s e Pd sono la stessa cosa, alla fine voterebbero l’originale. Ho l’impressione che il Movimento voglia fare delle alleanze perché altrimenti vincono gli altri. Questo ragionamento è perdente”.

Da mesi ormai Di Battista è punto di riferimento del gruppo più dissidente, di quei parlamentari che vorrebbero un cambio radicale nella gestione e nelle dinamiche interne. Anche se non ha ancora fatto il passo di candidarsi capo politico. “Io non devo per forza fare carriera politica“, ha detto sempre a Piazzapulita, “se mi interessasse fare carriera politica mi allineerei a un pensiero all’interno del Movimento che è maggioritario, dominante, sarebbe più facile, vivrei più sereno. Se c’è la possibilità di dare una mano al movimento a determinate condizioni, che soddisfino le mie idee, una mia lotta contro l’establishment che non è finita. Solo io me la prendo con certi conflitti di interesse, con l’accentramento del potere mediatico, con gli editori impuri. Sono io che faccio queste battaglie, quasi in solitudine e il Movimento va verso un’altra parte, è legittimo, ma io ho altre idee”. Ma Di Battista vuole fare il capo politico del Movimento: “Ci sono persone, come Nicola Morra, che sono state sempre contrarie al capo politico. Altre persone in questo momento spingono per la leadership collegiale perché c’è il pericolo che possa diventare io, questa è la verita”. Infine, sul come sia possibile risollevare i 5 stelle, Di Battista ha commentato: “Il problema principale del Movimento è l’identità, che si può ricostruire solo in maniera collegiale, permettendo agli iscritti, che sono i veri proprietari del M5s, di potersi esprimere per trovare una linea. Prima definiamo questa agenda politica”.

Crescono le tensioni del gruppo con Casaleggio e la piattaforma Rousseau – Intanto nei 5 stelle sono tanti i fronti aperti e crescono le tensioni con Davide Casaleggio. Infatti, secondo una bozza fatta avere ai deputati oggi, potrebbe cambiare lo statuto del M5s alla Camera e sparirebbe il riferimento a Rousseau. La novità sta principalmente nell’art.2. “Il Gruppo individua come strumenti ufficiali per la divulgazione delle informazioni i canali del Movimento 5 Stelle e altri che riterrà di adottare con propria delibera assembleare con maggioranza assoluta. Altresì il gruppo potrà utilizzare gli stessi canali sopraindicati per la condivisione delle indicazioni politiche e i contributi partecipativi dei cittadini”, si legge. L’articolo 2 dello statuto oggi in vigore, invece, recitava: “Il Gruppo individua come strumenti ufficiali per la divulgazione delle informazioni nonché mezzi per l’acquisizione dell’indirizzo politico e dei contributi partecipativi dei cittadini all’attività politica ed istituzionale il sito ufficiale del Blog delle Stelle e il sito rousseau.movimento5stelle.it“. La replica dell’associazione Rousseau è arrivata poco dopo: “In molti continuano a pensare che Rousseau sia uno strumento, ma non è così. Rousseau è un ecosistema, è l’ecologia del MoVimento 5 Stelle, è un grande laboratorio di design civico dove di mettono in pratica le forme di cittadinanza digitale, si collabora in modo aperto per la sua crescita e si sperimenta una idea di governance che ha il suo organo collegiale nell’assemblea dei cittadini che sono, come diceva Gianroberto, al centro della società e di questo ricco e articolato mondo di partecipazione civica”, si legge una nota dell’associazione. “Apprendiamo dagli organi di stampa che un non meglio definito gruppo di esperti informatici è intenzionato a rilasciare in data 2 Ottobre un software open source denominato “Open Rousseau” che punterebbe a sostituire l’attuale piattaforma Rousseau”, continua l’associazione, che spiega però come “Decidim non può sostituire Rousseau”, perché Rousseau “è stata sviluppata tenendo in considerazione le specifiche esigenze del MoVimento 5 Stelle, arrivando a contare ben 22 funzionalità e servizi costruiti sulla base delle caratteristiche del MoVimento 5 Stelle e necessari al mantenimento e allo sviluppo dell’infrastruttura tecnologica e sociale del MoVimento 5 Stelle che conta oltre 170 mila iscritti e migliaia di eletti a diversi livelli istituzionali”.

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