La donna avrebbe incassato la somma con la complicità di un bancario, per il quale è scattato l'obbligo di dimora. La collaboratrice amministrativa avrebbe usato la somma per il gioco d'azzardo e per ristrutturare una ristorante a Chiavari
Il noto designer e architetto milanese Antonio Citterio è stato truffato per 4,5 milioni di euro. Dal 2013 al 2018 la sua storica segretaria, con la complicità di un funzionario di banca e approfittando della delega ad operare sui conti correnti dello studio del professionista, avrebbe incassato indebitamente la somma. Le fiamme gialle hanno sequestrato l’intera cifra alla collaboratrice amministrativa mentre per funzionario di banca è stato disposto l’obbligo di dimora. Secondo quanto emerso, la donna ha usato la cifra per ristrutturare un ristorante a Chiavari, in Liguria e nel gioco d’azzardo mentre il bancario (che è stato allontanato da Bpm) avrebbe trasferito i soldi su conti familiari. Citterio, 70 anni, ha vinto il premio ‘Compasso d’oro’ per due volte e ha lavori esposti al MoMa di New York e al Centro Georges Pompidou di Parigi.
Le indagini – Sono coordinate dal pm Giovanni Tarzia e condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Gdf. Sotto inchiesta Licia Azzurrina Scagliotti e l’ex dipendente di Bpm Simone Facchinetti. I reati contestati a vario titolo sono truffa aggravata, autoriciclaggio, evasione fiscale e indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito. A firmare sia la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di Inzago, nel milanese, nei confronti dell’ex bancario, sia il provvedimento di sequestro preventivo di 4,5 milioni, il profitto del reato è stato il gip Valerio Natale.
La segretaria, che aveva la delega a operare sui conti dello studio, li avrebbe in realtà prosciugati falsificando le firme di Citterio su distinte di prelievo di denaro contante, su oltre duecento assegni – per la precisione 234 – , nonché sulle richieste di emissione a sua insaputa di 21 carte prepagate utilizzate per acquisti e prelievi di denaro contante. Il tutto con la complicità dell’ex dipendente della banca (l’istituto non si era accorto di quanto stava accadendo).