“Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione”. Con queste parole, Giovanni Antonio De Marco, 21enne studente di infermieristica, ha spiegato il brutale duplice omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, uccisi a coltellate la sera del 21 settembre scorso nella loro abitazione a Lecce. La sua confessione è contenuta nelle 14 pagine che compongono l’ordinanza firmata dal gip Michele Toriello al termine dell’interrogatorio di convalida con la quale il magistrato ha confermato la detenzione in carcere del giovane.
Nel provvedimento, si legge la piena confessione dello studente di Casarano che insieme a tutti gli elementi raccolti dai carabinieri chiariscono come si sia trattato di un duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. “Sono colpevole e ammetto di avere ucciso De Santis Daniele e Manta Eleonora– ha detto De Marco ai magistrati – Sono entrato in casa con le chiavi. Ne avevo una copia che avevo fatto prima di lasciare l’abitazione presa in affitto da novembre fino al lock down. Poi sono ritornato nell’abitazione a luglio rimanendo fino alla metà di agosto 2020”. Ed è in queste settimane estive che qualcosa è esplode nella mente del giovane: qualcosa lo ha infastidito, gli ha generato una rabbia feroce. Sembra non saperlo spiegare neanche lui il motivo, ma poi ipotizza una causa: “La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione”.
L’aspirante infermiere, con la faccia da bravo ragazzo, ha provato a spiegare la sua condizione: “Non avendo molti amici e per il fatto che trascorro molto tempo in casa da solo mi sono sentito molto triste”. Un racconto che poi è proseguito con i dettagli del macabro piano architettato e portato a compimento il 21 di settembre. “Per uccidere la coppia… ho acquistato il coltello da caccia” e dopo l’azione omicida “me ne sono disfatto”. Quindi “dopo aver compiuto il gesto sono tornato a casa mia . Ho dormito fino alla mattina successiva”. Due giorni prima di quell’esecuzione, De Marco ha scritto i cinque biglietti che nel provvedimento dell gip Toriello appaiono per la prima volta in forma integrale.
Nel primo dei cinque biglietti persi dal presunto omicida e ritrovati dagli inquirenti nella piazzetta davanti all’appartmento di via Montello, il 21enne aveva dettagliato le azioni da compiere: “Appena entrato: Legare tutti, Accendere tutti i fornelli e mettere l’acqua a bollire” e un po’ più in basso “Scrivere sul Muro”. Nel secondo c’era descritto il percorso da compiere una volta arrivato con l’autobus della zona dove viveva la coppia di giovani: “Scendi dalla fermata attraversi e ri-attraversi in diagonale poco prima del bar In via V Veneto c’è il condominio a dx A fine strada attento di fronte Passare velocemente sul muro alto a sx”. Nel terzo, invece, erano riportati le torture da compiere sui due “Lei: Acqua bollente, Candeggina Lui:Acqua bollente Candeggina”. E infine: “Poco prima di uscire soda”. Il quarto conteneva le azioni da compiere dopo aver ucciso Davide ed Eleonora: “Nastrare le dita, Prendere i guanti, Coprire testa, Cambio maglietta Vestizione, Prendere coltello e ‘Fasciette’, Slacciare scarpe”. Nel quinto e ultimo foglietto sono riportati maniacalmente i tempi di quell’agguato mortale: “1 ora e mezza, 10/15 min tortura, 1 ora e 15 min, 30 min caccia al tesoro, 30 min pulizia, 15 min di controllo generale”. Lo stesso De Marco non ha saputo spiegare i dettagli di alcuni di quei biglietti: “Non ricordo quando ho scritto il biglietto né ricordo cosa intendessi dire con ‘caccia al tesoro’. Altre volte ho sofferto di momenti di rabbia”. Quella sera è entrato in casa usando le chiavi e indossando il passamontagna che Daniele, lottando contro di lui è riuscito a sfilargli. “Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato…”.
Da quel momento, però, i militari dell’Arma cominciano la caccia che presto porta alla sua identificazione. Lo incastrano grazie ai messaggi scambiati con Daniele, alla testimonianza di un vicino che lo ha descritto mentre fuggiva e poi con i filmati raccolti delle telecamere di sorveglianza. I carabinieri e i pubblici ministeri coordinati dal procuratore di Lecce, Leone De Castris, cominciano a seguirlo e a raccogliere elementi che possano inchiodarlo. Recuperano i documenti presentati alla motorizzazione di Lecce per ottenere la patente e confrontano la grafia con quella dei bigliettini. Ma non basta. Lo hanno pedinato ovunque riuscendo a recuperare una “banconota da 20 euro spesa dall’indagato il 26 settembre 2020 presso un negozio di fumetti” e addirittura due preservativi usati dal 21enne dopo un incontro con una escort. Una notizia, quest’ultima, diffusa dall’emittente salentina Telerama che i carabinieri avevano inizialmente smentito, forse per coprire gli elementi in mano alla procura e che invece ora è confermata dalle carte dell’inchiesta. Insieme alla confessione sono gli elementi che chiudono il cerchio intorno al duplice omicidio che per il gip Toriello è stato il frutto di “un disumano proposito omicida” per la sua “inquietante sceneggiatura fatta di torture e scritte sui muri ipotizzata nella fase dell’ideazione del delitto”. L’assassinio dei due giovani, secondo il magistrato è stato “lucidamente pianificato e perpetrato con eccezionale crudeltà, senza peraltro alcuna alcun serio motivo scatenante, con l’uso di un’arma micidiale e con la progettazione di un ulteriore e raggelante corredo di condotte crudeli ed atroci” come “la preventiva tortura delle vittime; il messaggio da scrivere sul muro, evidentemente con il sangue delle vittime, non avendo il De Marco portato con sé alcuna bomboletta di vernice”.