Distanziati a scuola, ammassati sui bus. È quello che vivono ogni giorno tanti studenti della Bergamasca che utilizzano i mezzi pubblici. Gli orari degli ingressi scaglionati non sono riusciti ad evitare gli assembramenti su alcune tratte della provincia. “I bus sono pieni – racconta Elisa che prende il bus alle 6.40 da Villongo, nel basso Sebino per arrivare a scuola alle 8 – non è bello farsi più di un’ora in piedi, con la mascherina, appiccicati uno sull’altro”. La sua compagna Ludovica è una delle “fortunate” della classe. Abita a venti minuti di distanza da scuola e da quest’anno ha scelto di usare la bici: “Potevo scegliere un’alternativa e l’ho fatto, ma ci sono tanti miei compagni che non hanno scelta. È un controsenso, non puoi ammassare gli studenti sui bus e poi tenere il distanziamento a scuola”. Le principali criticità si registrano in provincia sui bus locali, mentre a Bergamo il punto critico è quello della stazione.

Qui arrivano bus, treni e tram che scaricano migliaia di persone ogni mattina. “Non è possibile incastrare tutte le variabili in una sola equazione – spiega spiega l’assessore alla mobilità Stefano Zenoni – se si decide che le scuole tornano tutte in presenza mentre c’era un’indicazione dell’Agenzia dei Trasporti di tenere almeno un 25% degli studenti in didattica a distanza e con la riduzione della capienza all’80%, non è bastato aver aumentato le corse del 25%”. Alla base però c’è un limite di fondo. “Le aziende e il Comune non possono in un mese comprare autobus, assumere autisti senza avere risorse per farlo – aggiunge – qui le risorse per il trasporto pubblico sono nazionali e regionali e in piccola parte dal comune capoluogo. Possiamo garantire questo numero di corse, la coperta è corta”. Ma non è solo un problema di soldi. “Certo, potrebbero servire, ma se avessimo potuto acquistare dei bus ad aprile non sarebbero comunque arrivati in tempo per l’inizio dell’anno scolastico”. Con l’entrata in vigore dell’orario definitivo scolastico della prossima settimana, le aziende sperano di poter tarare il livello dei servizi. Ma intanto gli studenti continuano a viaggiare sui bus. “Se si riempie all’80% da fuori sembra pieno – precisa l’assessore – ma la scelta del ministero è stata questa: non ci sarà la distanza di un metro ma con le mascherine si può stare attaccati”. Questo non basta a rassicurare i ragazzi: “Non ci sentiamo sicuri: io penso di salire sul bus e cercare di non stare addosso perché penso alla mia sicurezza e a quella degli altri- conclude Chiara – non mi sembra giusto”.

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