In primavera ha travolto i sistemi sanitari e stravolto l’economia. Costretto la politica a prendere decisioni radicali, a limitare la libertà individuale. E ora, con l’autunno, la pandemia si ripresenta aggressiva in una parte d’Europa. Difficile la situazione in Francia, con focolai importanti in scuole e università e dove il governo che ha introdotto nuove restrizioni in una situazione che per il ministro della Salute Olivier Véran si è gravemente “deteriorata”. In difficoltà la Spagna, dove la capitale Madrid è stata sottoposta a un lockdown parziale perché i casi di positività sono in forte aumento. C’è anche la Germania, il Paese che in Europa ha meglio gestito la prima ondata della pandemia, grazie a una medicina territoriale capillare e a una enorme disponibilità di letti in terapia intensiva. A colpire di più nel mondo è stata invece la strategia della Svezia che, in nome dell’immunità di gregge e puntando sulla responsabilità individuale su distanziamento e isolamento in caso di sintomi, ha deciso di non sottoporre il paese a nessun lockdown.
Una strategia che inizialmente voleva sposare anche il Regno Unito, fino a quando Boris Johnson non ha deciso di cambiare rotta anche a fronte delle stime delle vittime che ci sarebbero state se non fossero stati presi provvedimenti. L’Inghilterra in particolare preoccupa, con milioni di cittadini già sottoposti a restrizioni. A colpire sono anche gli Stati Uniti, primi al mondo per numero di vittime e contagi, dove per la prima volta una crisi sanitaria entra a gamba tesa in una campagna presidenziale. Con visioni opposte dei due candidati.
I Paesi che stanno affrontando un ritorno importante di contagi e quelli sono stati sotto i riflettori per la loro gestione della crisi coronavirus: com’è la situazione ora? Ecco una serie di focus con le corrispondenze dai Paesi e le analisi de ilfattoquotidiano.it.