Nella città siciliana gli elettori dovranno scegliere tra cinque candidati sindaco, 12 liste, e 288 aspiranti consiglieri comunali. Un turno elettorale infiammato da denunce, esposti, inchieste. l sindaco uscente è Maurizio Dipietro, ex Ds, poi passato nel Pd dal quale fu espulso dopo una forte contrapposizione con l'ex senatore dem, bollato come "impresentabile" nel 2013. Dipietro oggi corre appoggiato dai forzisti e dai renziani. Non lo sostiene il Carroccio che candida Giuseppe Savoca,, in passato pure lui nel Pd. I dem, da parte loro, candidano Dario Cardaci, sostenuto da Crisafulli e da Luisa Lantieri, consigliera regionale e prima segretaria di Totò Cuffaro. "La proposta più chiara è senza dubbio la nostra", dice Cinzia Amato, unica donna in lizza, candida del M5s
Uno scontro all’ultimo sangue. Nel cuore della Sicilia, abbarbicata sui monti. Così si presenta Enna, la città del sud con temperature invernali che sfiorano i 0 gradi, diventata nelle ultime settimane teatro di una rovente sfida elettorale. La più infuocata, addirittura, delle amministrative che domenica e lunedì porteranno alle urne gli abitanti di 61 comuni siciliani. Denunce, esposti, inchieste, che dai concorsi alla sanità a quelli al Comune accendono i riflettori su una corsa elettorale tinta da ingerenze sospette. Ma non solo. Al centro della Trinacria, dalla cima che a più di 900 metri la incorona a capoluogo di provincia più alto d’Italia, pare pure complicato scorgere la sinistra, la destra o il centro.
Si tratta, in fondo, di 26.500 abitanti, con una media solita di votanti di circa 17mila persone che dovranno scegliere tra cinque candidati sindaco, 12 liste, e 288 aspiranti consiglieri comunali. Un contesto elettorale che ricorda un quadro di Escher, una sovrapposizione di piani e spazi talmente intrecciato da fare perdere ogni orientamento politico. A cominciare dal sindaco uscente, Maurizio Di Pietro: è un ex Ds, poi passato nel Pd dal quale fu espulso dopo una forte contrapposizione Mirello Crisafulli, l’ex senatore dall’esteso consenso nella sua Enna, sul quale sono pesate politicamente alcune inchieste giudiziarie che lo hanno portato a essere definito “impresentabile” dal collegio dei garanti dem, che nel 2013 lo hanno escluso dalle liste politiche del 2013.
Considerato l’ultimo dei vicerè, quel Mirello che era sicuro di vincere ad Enna perfino “col sorteggio”, per citare un suo leggendario refrain, cinque anni fa si candidò primo cittadino ma venne messo alla porta proprio da Di Pietro, adesso aspirante al secondo mandato. Di Pietro era nel Pd, adesso è sostenuto dai lombardiani (nel senso di sostenitore dell’ex govenatore Raffaele Lombardo), dai forzisti, e dai renziani, anche questi ultimi nella black-list degli oppositori dell’ex ras del Pd. “Non mi occupo più di queste cose. Penso all’università adesso, sto solo dando una mano a Cardaci”, fa spallucce l’ex ras del Pd. Ad opporsi al secondo mandato di Di Pietro, appoggiato da Crisafulli, c’è, infatti, Dario Cardaci, nato politicamente nella fase post Dc, così che il primo gruppo a cui ha aderito in consiglio comunale era quello composto dal Ccd ma pure da An. “Era un periodo che ha visto l’aggregarsi e il disintegrarsi di una decina di sigle politiche”, ammette lui. Che in definitiva viene da tutti considerato un democristiano doc. A sostegno di Cardaci c’è il Pd, senza simbolo, ma c’è anche Luisa Lantieri. Consigliera regionale, prima segretaria di Totò Cuffaro, poi confluita nella giunta Crocetta, eletta alle ultime Regionali nelle file del Pd, ha poi abbandonato il gruppo per confluire in quello formato con Luigi Genovese all’Ars, vicino a Nello Musumeci.
Una trasversalità, quella di Enna, alla quale non si sottrae neanche la Lega che si smarca dal centrodestra e presenta un suo candidato, Giuseppe Savoca, dipendente Asp come altri candidati di altre liste, in passato nel gruppo consiliare del Pd dal quale è uscito nel 2018. “La proposta più chiara è senza dubbio la nostra: quello è il simbolo e qui siamo da sempre”, dice Cinzia Amato, giuslavorista, 48enne, mamma di due figli, candidata sindaca del M5s. Se non sarà eletta, non tornerà in consiglio, dove ha battagliato negli ultimi 5 anni: “Il problema di Enna è una classe politica stantia che vede da troppo tempo sempre le stesse persone. Dopo 5 anni in consiglio era giusto lasciare spazio ad altri: la politica deve essere sacrificio e non deve portare alcun vantaggio”. L’unica candidata donna al centro di una bagarre all’ultimo sangue: “Credo che abbiamo lavorato bene in questi anni io e Davide Solfato (l’altro grillino in consiglio, anche lui non ricandidato), riuscendo a far luce sul disastro ambientale della discarica di Cozzo Vuturo e la gestione scellerata di Acque Enna. Quel che importa sono le idee, qualcun altro le porterà avanti”. A chiudere l’elenco, infine, in rotta con il sindaco uscente, si presenta con una lista civica Maurizio Bruno. Una sfida a cinque che è diventata un vero e proprio caso nazionale, tanto da convincere il presidente dell’Antimafia, Nicola Morra, a chiedere l’audizione del prefetto per capire meglio la vicenda dei tanti candidati provenienti dal mondo della sanità.
Per orientarsi davvero nel “caso” Enna, bisogna addentrarsi al centro dell’Isola. Imboccare, cioè, un’autostrada piena di deviazioni, avvallamenti, buche, per vedere d’improvviso stagliarsi nel panorama arido dell’entroterra il Sicilia Outlet Village. Un villaggio di negozi che attira verso il centro della regione consumatori dalle altre province per comprare grandi firme a prezzi più abbordabili. Una vera e propria cattedrale commerciale in un tessuto altrimenti privo di imprese. Mentre la vera economia della città gira intorno al Pubblico: Comune, Sanità, Università. “Da quando si sono contratte le risorse pubbliche è piombata in una profonda crisi: l’anno scorso ho perso 5 studenti che per necessità sono andati via”, spiega Cardaci, professore di Lettere. Ed è quindi nel Pubblico che si consuma l’infuocata lotta. La procura ha due fascicoli aperti, uno è quello sui concorsi all’Asp, l’altro riguarda i concorsi comunali indetti dalla vecchia amministrazione.
Così che le accuse dai competitor elettorali sono rivolte soprattutto all’Amministrazione in uscita: “Sono tutte falsità alimentate dai miei oppositori politici, dal Pd al M5s. Nelle mie liste i dipendenti dell’Asp saranno al massimo 8 su 102, il rapporto vero è questo. E nomi in lista come quello di Dante Ferrari sono nomi di persone in politica da 30anni”, tuona l’uscente Di Pietro. Che precisa: “Non sono minimamente sfiorato dall’indagine della procura. E quella sul Comune aperta già da un anno non ha portato ancora a nulla”. Ma al di là degli aspetti giudiziari, in piena campagna elettorale Di Pietro, appoggiato dal centrodestra è stato però colpito anche da ‘fuoco amico’. Alle denunce di una parte politica si sono, infatti, aggiunti due interventi chiave da Palermo, cioè dalla regione in mano alla destra di Nello Musumeci: l’assessore regionale Ruggero Razza ha inviato una nota alle Asp per chiedere lo stop ai concorsi, “per tenere del tutto estraneo alla contesa il sistema sanità”, mentre l’assessora alle autonomie locali, Bernadette Grasso, ha inviato un ispettore al Comune. Aveva già inviato una richiesta di chiarimenti sui concorsi comunali, ma “visto il riscontro fornito dal Segretario generale – si legge nel decreto dirigenziale di nomina dell’ispettore firmato l’1 settembre – i cui elementi di risposta non hanno chiarito le segnalate presunte irregolarità nei procedimenti concorsuali”, ha ritenuto opportuno “incaricare un funzionario ispettore a svolgere detto accertamento ispettivo direttamente presso il comune di Enna e di relazionare con urgenza sull’esito della verifica svolta rapportando i fatti direttamente all’autorità giudiziaria competente”.
Accuse, richieste di verifiche, invio di ispettori, audizioni. Tutto in piena campagna elettorale. Tanto da fare parlare di un caso Enna. Ma per Di Pietro è tutto chiaro, e in un attimo allarga il confine dello scontro: “Non si tratta di fuoco amico – spiega –: il candidato sostenuto dal Pd, Dario Cardaci, ha l’appoggio dell’ex cuffariana, Luisa Lantieri, vicina, com’è noto, anche all’assessore Razza”. “Lantieri mi vota, ma Razza è espressione del centrodestra che appoggia lui, tutto il resto alimenta un clima di sospetti che non fa bene alla città”, ribatte Cardaci. Che continua: “Alimentato pure da noi? La Corte dei conti ha chiesto all’assessorato regionale di intervenire. È stato inviato un ispettore e dovrà relazionare direttamente alla procura: questi sono dati”. Ma ammette: “Il clima è tesissimo e così si perde di vista l’interesse della città”. Un contesto infiammato che consente a Crisafulli di alleggerirsi di qualche sassolino dalla scarpa: “Ha sputato al vento e gli è tornato indietro”.
Ad alzare troppo il tiro negli anni passati, secondo lo storico leone della politica ennese, è stato il suo ex avversario politico, che lo ha battuto alle ultime comunali. Ma il sindaco minimizza: “Ho sconfitto Crisafulli 5 anni fa, per me la questione è finita lì”, dice Di Pietro. Che indica quello che secondo lui è il vero motivo di un agonismo elettorale così acceso: “Ci sono in ballo 200 milioni di euro per il rifacimento di reti idriche, condutture, fognature. Saranno in mano al soggetto gestore cioè Acqua Enna, che nel 2004 ha ottenuto dalla vecchia amministrazione un contratto trentennale. Io sono presidente dell’assemblea territoriale idrica, che ha funzione di vigilanza e controllo su Acqua Enna e ho sottolineato il carattere eccessivamente esoso delle tariffe che sono le più alte della Sicilia”. Un profilo temerario, insomma, quello auto-tracciato da Di Pietro. Col quale però non è d’accordo neanche la candidata grillina: “La sua è stata un’amministrazione non aperta al dialogo o al confronto: o con lui o contro di lui. Non a caso il Comune ha subito due condanne per condotta antisindacale”. E anche dalla Cgil: “Abbiamo vissuto un clima fortemente ostile nei nostri confronti – sottolinea Giovanni La Valle, responsabile della Fp-Cgil di Enna – confermato dalle due condanne, una del 2019 e una dello scorso giugno, mentre abbiamo già presentato una terza denuncia”.