Nel secondo trimestre dell’anno, con il lockdown, il reddito disponibile delle famiglie italiane è diminuito del 5,8% rispetto al trimestre precedente. E i consumi hanno subito un crollo dell’11,5%, con parallelo aumento della propensione al risparmio delle famiglie consumatrici che è arrivata al 18,6%, in aumento di 5,3 punti rispetto al trimestre precedente. I dati Istat appena pubblicati evidenziano, commenta l’istituto di statistica, una “contrazione marcata – seppure molto meno ampia di quella registrata dal Pil nominale” del reddito disponibile, “che si è tradotta in una riduzione del potere di acquisto“. L’Istat ha anche rivisto al ribasso le stime sull’andamento del Pil nel secondo trimestre: corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 13% rispetto al trimestre precedente e del 18% nei confronti del secondo trimestre del 2019. Il 31 agosto l’istituto aveva indicato cali del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali.
Quanto alle imprese, l’istituto di statistica rivela che la quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 39%, è diminuita di 2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mentre il tasso di investimento è aumentato di 1 punto percentuale al 22,1%, “quale risultato di un calo degli investimenti meno marcato di quello del valore aggiunto”.
Sul fronte dei conti pubblici, per effetto dei decreti di sostegno all’economia nel secondo trimestre il deficit in rapporto al Pil è salito al 10,3% (0,0% nello stesso trimestre del 2019). Il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,9% (+4,1% nel secondo trimestre del 2019). La pressione fiscale è stata pari al 43,2%, in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la marcata riduzione delle entrate fiscali e contributive. Nel trimestre che ha registrato l’impatto del lockdown pandemico, le uscite sono cresciute del 6,4% rispetto al corrispondente periodo del 2019 e la loro incidenza sul Pil (pari al 60,8%) è aumentata in termini tendenziali di 13,2 punti percentuali. Le uscite correnti hanno registrato, nel secondo trimestre 2020, un aumento tendenziale del 7,1% che ha risentito della forte crescita delle prestazioni sociali in denaro (+14,3%), mentre le uscite in conto capitale si sono ridotte del 3,2%.
Le entrate nel secondo trimestre 2020 sono diminuite in termini tendenziali dell’11,5% e la loro incidenza sul Pil è stata del 50,6%, in rialzo di 3 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2019. Le entrate correnti hanno segnato, in termini tendenziali, un calo dell’11,5%, mentre quelle in conto capitale sono diminuite del 22%.