Di Rubba e Manzoni, insieme a Michele Scillieri, erano stati arrestati su ordine del gip Guido Fanales con l'accusa di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il Tribunale del Riesame conferma le esigenze cautelari per gli ex revisori contabili della Lega in Parlamento
Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni restano agli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato la misura cautelare per i due commercialisti – ed ex revisori contabili per la Lega in Parlamento – nell’inchiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi sul caso Lombardia Film Commission, fondazione partecipata dalla Regione Lombardia, per il capannone di Cormano venduto, stando all’accusa, a prezzo gonfiato.
Di Rubba e Manzoni, insieme a Michele Scillieri, erano stati arrestati su ordine del gip Guido Fanales con l’accusa di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. L’obiettivo era, secondo gli inquirenti, frodare il Fisco e intascare soldi pubblici. Stando all’accusa, il bando per la vendita del capannone era stato predisposto “ad hoc”. A raccontarlo ai pm è anche una una responsabile organizzativa della Lombardia Film Commission, entrata nell’ente come dipendente e poi con sempre maggiori responsabilità, che ha svelato il 29 luglio scorso, la “perfetta corrispondenza fra la bozza di avviso” pubblico per la ricerca di un immobile per la nuova sede della fondazione, redatta da Scillieri e da lui “inviata” all’allora presidente Di Rubba ed “il documento definitivo” che venne poi pubblicato online.
Per il gip Fanales esisteva un “accordo collusivo“, che era stato “siglato fin dall’origine dai tre indagati (Di Rubba, Manzoni e Scillieri), volto a minare dalle fondamenta il procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando, o meglio dell’avviso, per la ricerca del terzo contraente”. L’8 maggio 2017, infatti, la dirigente della Film commission riceve la disposizione di scrivere una mail a Scillieri con la bozza del bando. Ventiquattro ore ore dopo arriva – anche alla casella di Di Rubba – la risposta e la nuova bozza. Queste ed altre email sul punto sono state acquisite dalla Guardia di finanza durante le acquisizioni e le perquisizioni effettuate.
È da Scillieri, commercialista che ha domiciliato la Lega per Salvini premier in via Privata delle Stelline, che inizia la storia. Nel febbraio 2017 Scillieri diventa curatore di una società sull’orlo del fallimento, la Paloschi srl, amministrata da Luca Sostegni, il primo fermato nell’inchiesta e interrogato già più volte dagli inquirenti con i quali sta collaborando per fare luce sulla vicenda. La Paloschi srl ha un’unica proprietà: un capannone malmesso a Cormano, a nord del capoluogo lombardo. Verrà presto venduto alla società Andromeda -formalmente amministrata da Fabio Barbarossa, cognato di Scillieri, ma in realtà in mano a quest’ultimo – per 400mila euro: dunque un uomo di Scillieri vende, e un altro uomo di Scillieri acquista.
Gli assegni, stando alla ricostruzione dell’accusa, non saranno mai incassati. Meno di un anno dopo, quell’immobile sarà rivenduto alla Lombardia Film Commission per 800mila euro. Un prezzo doppio rispetto a quanto Andromeda dichiara di averlo pagato. Il presidente della Lombardia Film Commission in quel momento, su nomina dell’allora governatore Roberto Maroni, è Di Rubba. Insomma, secondo i pubblici ministeri l’acquisto è stato fatto “ad un corrispettivo notevolmente superiore al reale valore di mercato” e con la restituzione, poi, “di una consistente porzione della provvista al presidente Di Rubba ed ai suoi sodali” attraverso passaggi di denaro ricostruiti nelle indagini.