I dati raccolti dalla Repubblica degli Stagisti: i tirocini extracurriculari attivati nei primi sei mesi di quest'anno sono stati il 48% in meno. Il settore più colpito è quello ricettivo
La principale porta di ingresso al lavoro per i giovani (under 35) diventa sempre più stretta. Rispetto ai dati dei primi sei mesi dell’anno scorso, nel 2020 il numero di stage è infatti dimezzato. I dati arrivano dalla Repubblica degli Stagisti, che ha elaborato i dati relativi ai tirocini extracurricolari (gli unici che vengono monitorati e conteggiati) nel primo semestre del 2020, confrontandoli con i dati del 2019. Risultato? Quest’anno, in sei mesi, sono partiti in Italia 96.376 stage. Mentre nello stesso semestre del 2019 le attivazioni erano state 185.152. “Il Covid ha determinato un crollo: nel 2020 vi è stata la metà delle opportunità di stage rispetto allo stesso periodo del 2019”, scrive Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della testata online.
“Tale enorme calo si è realizzato ovviamente sopratutto nel secondo trimestre, quando c’è stato il lockdown. Nei primi tre mesi del 2020 la diminuzione è stata “solo” del 18% rispetto al 2019. Invece tra aprile e giugno c’è stato un vero e proprio crollo: meno 73%. Un dato enorme – quasi tre quarti di occasioni di stage in meno – derivante anche dal fatto che nel gestire l’emergenza quasi tutte le Regioni, con una scelta decisamente opinabile, tra marzo e maggio hanno formalmente bloccato l’attivazione di nuovi tirocini”. Fermando dunque anche quelle aziende che, pur in pieno Covid, sarebbero state disponibili a offrire opportunità di stage.
Per quanto riguarda le differenze territoriali, le Regioni che in assoluto hanno risentito di più del crollo dei tirocini sono il Friuli Venezia Giulia, la Val D’Aosta e l’Umbria, con un calo certificato di molti punti percentuali superiore alla media nazionale. All’estremo opposto vi sono la Sicilia, la Calabria e la provincia di Bolzano, territori che hanno registrato cali molto meno importanti rispetto alla media. Riguardo ai settori di attività, quello in cui si è registrato il maggior calo è quello ricettivo. Mentre nel settore Pubblica amministrazione, istruzione e sanità la diminuzione è stata la più contenuta, solo del 38%. Un po’ a sorpresa, anche il settore delle Costruzioni non sembra aver risentito più di tanto della situazione: il calo registrato è soltanto del 39%.