Dopo due anni di verifiche, il pm di Torino, Ruggero Mauro Crupi, ha chiesto l’archiviazione per Rino Gattuso, allenatore del Napoli, finito nel 2018 tra gli indagati di un maxi procedimento su riciclaggio e altri reati svolto dai carabinieri, coordinati dalla procura di Ivrea. L’indagine aveva fatto emergere l’esistenza, nella provincia di Torino, di una catena di società create per riciclare denaro sporco, intestate a vari prestanome. Tra questi ultimi figurava Gattuso, conoscente e conterraneo di Pasquale Motta, imprenditore di origini calabresi molto attivo nel Canavese, arrestato due volte nel 2018 e condannato lo scorso febbraio a cinque anni di reclusione per un’operazione di turbativa d’asta finalizzata al riciclaggio relativa alla Casa del sole, casa di riposo di Favria.

L’ex calciatore del Milan era ed è estraneo alla vicenda della Casa del sole. Ma conosceva Motta, e nel 2018 era stato iscritto sul registro degli indagati per trasferimento fraudolento di valori, visto che figurava socio al 35 percento della Cascina Tre olmi, azienda di Gallarate che produceva salumi, considerata dagli inquirenti una delle società create da Motta per riciclare denaro sporco. Motta, secondo la procura, era l’amministratore di fatto e l’unico gestore delle risorse economiche e delle operazioni finanziarie della Tre Olmi, formalmente intestata a cinque persone, tra cui Gattuso. L’azienda ebbe breve vita: nata nel 2011 venne dichiarata fallita il 13 maggio 2014 dal tribunale di Busto Arsizio. Una vita breve, quella della ditta, come capita in molti casi di società costruite per riciclare porzioni di denaro della malavita. Gattuso era stato titolare del 35 percento delle quote dal primo novembre 2011 al 19 dicembre 2013.

Motta lo avrebbe coinvolto “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale e di agevolare la commissione del reato di riciclaggio”, così c’era scritto nell’avviso di garanzia. Gattuso, che si è sempre dichiarato innocente, aveva chiesto di farsi interrogare già nel 2019. Al pm Crupi ha detto di non essere al corrente di quali affari perpetrasse Motta, personaggio di spessore secondo gli inquirenti, che gli contestarono, nell’inchiesta sulla casa di riposo Casa del sole di Favria, l’aggravante della mafiosità alla turbativa d’asta: Motta, per il pm, aveva turbato la gara pubblica per impossessarsi della casa di cura (attraverso la Eurocoop service srl di Corato, provincia di Bari), per riciclare 300 mila euro della ‘ndrangheta (locale di Desio).

Negli stessi anni Motta, sempre per riciclare denaro, aveva (secondo l’accusa) fatto nascere altre società sospette: Villa Nizza di Favria, lo Studio medical San Luigi di Castrovillari (Cs), e infine la Cascina Tre Olmi. Gattuso aveva aggiunto, parlando al sostituto procuratore, di essere stato coinvolto per caso nell’intestazione della quota della ditta di salumi, di essere stato socio solo per un breve periodo e di non avere la minima idea di che personaggio fosse Motta e di quali affari facesse l’imprenditore. Per il pm l’ex calciatore non mente: ecco perché ha chiesto l’archiviazione al giudice per le indagini preliminari. Il sostituto procuratore ha chiesto l’archiviazione anche per un altro indagato, Luigi Riccio di Napoli, estraneo ai fatti, e per altre 24 persone. Riguardo a queste ultime i reati contestati, come il riciclaggio, vennero commessi, ma sono prescritti. Si trattava di episodi del 2010. La maxi indagine era nata dalla denuncia dalla società che gestiva la casa di riposo Casa del Sole di Favria prima che fosse brutalmente estromessa dalla gestione, arraffata dalla nuova società manovrata da Motta. Il filone della casa di riposo è stato oggetto di un procedimento che si è concluso con varie condanne lo scorso inverno.

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