Il presidente americano ha parlato alla Nazione con un videomessaggio pubblicato su Twitter. Visibilmente stanco, in abito ma senza cravatta, il tycoon ha detto di sentirsi molto meglio e di essere pronto a tornare. Tra gli esperti che lo stanno curando circola "cauto ottimismo", anche se arrivano conferme sulle difficoltà affrontate nelle ultime ore, quando è dovuto ricorrere alla ventilazione. I medici gli stanno somministrando anche degli steroidi antinfiammatori, una terapia considerata "salvavita" nei malati Covid più gravi
Donald Trump “non è ancora fuori pericolo”, ma le sue funzioni vitali “sono stabili”, non ha febbre e, se tutto dovesse andare bene, “potrebbe uscire dall’ospedale già lunedì“. Il team di esperti che sta assistendo il presidente americano, ricoverato all’ospedale militare Walter Reed dopo aver contratto il coronavirus, si è detto “cautamente ottimista” riguardo alle condizioni di salute di Trump. Anche il suo medico personale, Sean Conley, ha fatto sapere che il capo della Casa Bianca è ancora soggetto a rischi (correggendo il tiro rispetto all’ottimismo ostentato ieri), ma “continua a migliorare”. Lo dimostra anche il video messaggio pubblicato dallo stesso tycoon sul suo profilo Twitter, in cui appare seduto a un tavolo, vestito in abito scuro (senza cravatta), per assicurare ai cittadini che tornerà presto, “perché dobbiamo rendere l’America ancora grande”.
Lo staff medico che segue il presidente lascia quindi trapelare di nuovo ottimismo sull’evolvere della malattia. Ma fornisce ulteriori dettagli sul reale stato di salute in cui si è trovato Trump nei giorni scorsi. “Ha avuto due episodi di caduta di ossigeno durante la sua malattia”, hanno dichiarato gli esperti durante l’ultimo bollettino: è stato necessario ricorrere alla ventilazione polmonare sia venerdì che sabato. Parole che confermano quanto sospettato dai media sulla base delle rivelazioni fatte da Mark Meadows, capo dello staff della Casa Bianca. L’uomo, mentre il team di dieci medici parlava di condizioni in netto miglioramento, aveva fatto sapere che “le funzioni vitali del presidente sono state molto preoccupanti nelle ultime 24 ore e le prossime 48 ore saranno cruciali in termini di cura. Non siamo ancora su una strada chiara per un pieno recupero”.
Versione, quella di Meadows, che aveva dato ulteriore forza alle indiscrezioni circolate su diversi media americani secondo cui il presidente ha avuto difficoltà respiratorie venerdì e il suo livello di ossigeno è diminuito, inducendo i medici a fornirgli dell’ossigeno supplementare mentre era alla Casa Bianca e a trasferirlo poi all’ospedale. Nonostante questo, dicono alcuni media, Donald Trump non voleva farsi ricoverare ad un mese dalle elezioni e ha tentato di resistere ai medici, dovendo però cedere alle pressioni dopo che gli era stato dato un ultimatum: poteva recarsi all’ospedale mentre era ancora in grado di camminare o i dottori sarebbero stati costretti a portarlo in una carrozzella o in barella nel caso le sue condizioni fossero peggiorate. Inoltre, venerdì, prima del ricovero, il presidente ha avuto la febbre alta, fino a sfiorare i 39 e mezzo di temperatura, oltre a palpitazioni cardiache, possibile effetto collaterale del trattamento a base di anticorpi sintetici ricevuto.
Ma non solo. Lo staff medico ora fornisce ulteriori dettagli sui farmaci assunti dal presidente. “Donald Trump ha iniziato una terapia di steroidi per prevenire le infiammazioni“. Di cosa si tratta? Di un “potenziale salvavita” nei casi più gravi di malati Covid che agisce contro la tempesta di citochine, innescata da una eccessiva risposta immunitaria nei pazienti. A scoprirne l’efficacia è stata per prima l’Università di Oxford, tanto che nel giugno scorso l’Oms ha sollecitato di aumentarne la produzione. La necessità di ricorrere a steroidi come il desametasone, quindi, unita alla febbre alta che il presidente ha avuto prima del ricovero e ai due casi di crisi di ossigeno, lascia supporre che nelle scorse ore abbia davvero rischiato la vita.
Ne video girato dall’ospedale, il presidente ha però dichiarato di non aver avuto “altra scelta” che quella di esporsi al coronavirus non potendosi isolare nella Casa Bianca: “Un vero leader deve affrontare i problemi”, ha detto definendo “miracolose” le terapie dell’ospedale. “Sono venuto al Walter Reed perché non mi sentivo così bene, ma ora mi sento molto meglio”, ha comunque dichiarato. “Stiamo lavorando duro per tornare, devo tornare perché dobbiamo fare ancora l’America di nuovo grande, abbiamo fatto un lavoro molto buono ma mancano ancora alcuni passi, dobbiamo finire il lavoro. Penso che tornerò presto. Sono impaziente di finire la campagna nel modo in cui l’abbiamo iniziata e in cui la stiamo facendo”, ha continuato visibilmente stanco. E ha poi fornito aggiornamenti anche sulle condizioni della First Lady Melania che, invece, sta passando la convalescenza alla Casa Bianca: “Melania sta facendo molto bene, si sta riprendendo molto bene”, ha concluso rimarcando che è più giovane di lui e quindi reagisce meglio al Covid-19.
Intanto, un assistente personale di Donald Trump, Nick Luna, è risultato positivo al Covid ed è l’ultimo in ordine di tempo nell’entourage del presidente, secondo quanto riferito da Bloomberg. Il ruolo di Luna alla Casa Bianca è paragonabile a quello di un portaborse (body men o personal assistant) che assiste e accompagna il presidente, come nel recente viaggio a Cleveland, in Ohio, per il primo dibattito televisivo con lo sfidante Joe Biden, candidato democratico alla presidenza. Luna era anche a bordo dell’Air Force One martedì nel viaggio in Minnesota, lo stesso volo nel corso del quale la collaboratrice di Trump, Hope Hicks, poi risultata positiva al Covid, aveva cominciato ad accusare i sintomi.