Martina Trevisan conquista i quarti di finale al Roland Garros, la 26enne toscana n.159 del mondo ha eliminato sulla terra parigina l’olandese Kiki Bertens, n.8 del ranking Wta, col punteggio di 6-4, 6-4 dopo un’ora e 37 minuti di gioco. “Non mollare mai. Anche nei momenti più difficili, quando sembra che la vita non ti voglia bene. Dobbiamo cercare la luce”, aveva detto con orgoglio ed emozione al termine del match che le ha regalato il primo ottavo di finale Slam in carriera. Al Roland Garros l’azzurra ha già superato la numero 20 del mondo Maria Sakkari per 1-6 7-6 6-3. Una rimonta al cui interno ci sono anche due match point annullati nel tie-break del secondo set. Una vittoria di carattere quindi. Proprio come quella nel secondo turno contro Coco Gauff, la sedicenne americana additata da tutti come il futuro del tennis femminile. Quella palla lunga chiamata erroneamente buona dalla giudice di sedia avrebbe mandato in tilt in molti. Non lei, che della perseveranza ha fatto un mantra. E non solo sportivo.
Quella della 26enne fiorentina è una storia di riscatto. Quella di una carriera juniores da ragazzina prodigio che ad appena 16 anni gioca regolarmente gli Slam junior. Con quel diritto mancino ottiene anche alcune vittorie contro delle professioniste. Successi che attirano l’attenzione di molti addetti ai lavori. A rimanere nell’ombra è però il malessere che nel frattempo le cresce dentro. Martina Trevisan si ammala di anoressia. “Anche se all’apparenza sembrava tutto perfetto – ha raccontato – dentro di me sapevo di non sentirmi bene. Non riuscivo a gestire ciò che avevo intorno, le pressioni, le aspettative che c’erano su di me, quasi l’obbligo di dover vincere sempre. Mi dovevo allontanare dal tennis altrimenti ne sarei stata travolta”. Mollare la racchetta è stata una liberazione. Trevisan comincia ad assaporare una vita normale e diventa maestra di tennis a Pontedera. E’ anche andata in un centro per curare l’anoressia con il sostegno di una psicologa. “Senza di lei non ce l’avrei fatta, mi ha salvato”.
Quattro anni, dal gennaio 2010 al marzo 2014. Tanto è durato lo stop con il tennis. Superate le difficoltà, Trevisan decide di riprovarci. Chiama il Centro Federale di Tirrenia che la accoglie a braccia aperte. Poche settimane di lavoro e arriva il primo titolo. È il torneo ITF da 10mila dollari a Caserta. La sua seconda carriera è appena iniziata. Fino al 2017 la segue Tathiana Garbin, che la convoca per la prima volta in nazionale, per la sfida contro la Slovacchia. Negli anni sfiora per dieci volte un tabellone principale di uno Slam prima del 2020. L’anno che, sportivamente parlando, le ha cambiato la vita.
Agli Australian Open Trevisan gioca tre partite di qualificazione perfette, senza concedere nemmeno un set. L’ultima è contro la ex n. 7 del ranking Eugenie Bouchard. Per la prima volta è nel main draw di un Major. Poco importa se l’avventura si ferma al primo turno contro Sofia Kenin (che poi vincerà il titolo). Il ghiaccio ormai è stato rotto. Nove mesi e arriva un altro main draw a Parigi. Questa volta però arriva anche la prima vittoria in uno Slam su Camila Giorgi, prima delle due partite grazie alle quali Trevisan è entrata definitivamente nell’immaginario collettivo. Il prossimo obiettivo è la Top 100, distante attualmente solo sei posizioni. Una distanza colmata vincendo contro la n. 5 del mondo Kiki Bertens.
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