Gli scienziati di tutto il mondo hanno sempre smentito questa ipotesi. A riportare a galla questa tesi, come ha raccontato l'edizione statunitense di Business Insider, la pubblicazione su un sito di preprint di uno studio di alcuni ricercatori cinesi affiliati a due fondazioni finanziate dalla destra Usa
Gli scienziati di tutto il mondo hanno sempre smentito l’ipotesi che Sars Cov 2 sia un virus artificiale e nato e/o sfuggito da un laboratorio. A riportare a galla questa tesi, come ha raccontato l’edizione statunitense di Business Insider, la pubblicazione su un sito di preprint di uno studio di alcuni ricercatori cinesi affiliati a due fondazioni finanziate dalla destra Usa, i cui concetti sono stati riaffermati con un’intervista a Fox News. Nello studio si afferma che “la struttura del virus ha caratteristiche biologiche che non sono compatibili con un virus di origine animale, e che gli studi che lo provano sono censurati dalle riviste ‘peer reviewed’, cioè quelle che fanno revisionare gli articoli da scienziati indipendenti prima della pubblicazione.
Nell’intervista Li-Meng Yan, il primo autore dell’articolo, aggiunge che il governo cinese ha intenzionalmente diffuso il virus, una teoria ripresa più volte dal presidente Usa Donald Trump e dai suoi collaboratori. I quattro ricercatori che ora vivono negli Usa, sono legati a due fondazioni di New York, la Rule of Law Society e la Rule of Law Foundation, istituite da Steve Bannon, l’uomo che curava la strategia di Trump fino allo scorso agosto, quando è stato arrestato con l’accusa di truffa su alcune donazioni. Il primo ad accorgersi del legame è stato Carl Bergstrom, un biologo della University of Washington, secondo cui lo studio è ‘bizzarro e privo di fondamento’. Ancora più netto il giudizio di Kristian Abndersen dello Scripps Research Institute di La Jolla, primo autore di una ricerca pubblicata da Nature Medicine che dimostra invece l’origine naturale del virus, secondo cui i ricercatori cinesi hanno scritto lo studio scegliendo solo i dati che confermavano la loro teoria. “Usano un linguaggio tecnico impossibile da decifrare per chi non è un addetto ai lavori – commenta -, sono stupidaggini travestite da scienza”.
Li-Meng Yan, intervistata da La Verità, sostiene che “ci troviamo davanti non a un virus derivato da un patogeno naturale, ma a un virus artificiale, elaborato e rilasciato dal Wuhan Istitute of Virology, un laboratorio di massima sicurezza che è posto sotto il controllo del Partito comunista cinese”. “Nessuno dice la verità. Il governo cinese, l’Oms, il mondo scientifico – afferma – Ho studiato il genoma del Sars Cov 2 e quel corredo cellulare non esiste in natura. È molto simile a un virus in possesso di un laboratorio di ricerca militare, un Sars-like-Cov isolato anni fa, chiamato Zc45/Zxc21″. “Nel mio paper spiego in modo dettagliato la procedura seguita dal Wuhan Institute of Virology per modificare tale coronavirus. Alcune parti sono state aggiunte, scambiate, modificate”, dice, con l’obiettivo di “farlo sembrare un virus nuovo”. Poi ancora, “la regione del virus che caratterizza l’infezione del Sars-Cov-2, chiamata Rbm, assomiglia molto a quella del virus Sars-Cov-1, responsabile dell’epidemia di Sars”, nel 2003. Infine, “una proteina di Sars-Cov-2 chiamata Spike esiste in un sito di taglio per la furina che manca in tutti gli altri coronavirus simili a questo”. E, afferma, “questa caratteristica del nuovo coronavirus induce a pensare che il Covid-19 non sia naturale, ma sia stato creato artificialmente”. C’è dell’altro. “Le tecniche usate per creare il Covid-19 erano state impiegate fin da 2008 da un gruppo di ricerca coordinato dalla dottoressa Zhengli Shi del laboratorio di Wuhan – afferma – E il fatto che la stessa regione Rbm sia stata modificata dalla dottoressa Shi e da suoi collaboratori è la pistola fumante, la prova che il Sars-Cov-2 è il prodotto di una manipolazione genetica“.
Già a marzo il professor Massimo Galli, esperto di malattie infettive e primario dell’ospedale Sacco di Milano, per citare uno degli scienziati, che avevano commentato l’ipotesi, aveva spiegato che se fosse stato creato in laboratorio “avrebbe avuto una partenza più piatta e un’evoluzione diversa“. Ma anche se Sars Cov 2 “è molto simile, ma non completamente identico, ad altri coronavirus”. Lo studioso aveva citato anche una ricerca pubblicata su The Lancet che mostrava che il nuovo coronavirus “è uguale a quello del pipistrello per l’88%, a quello della Sars per il 79% e a quello della Mers per il 50%“. Se qualcuno avesse voluto mettere in giro intenzionalmente un virus “avrebbe usato quello della Sars che era già pronto. Non ha senso farne uno simile, solo in parte, ad uno già esistente” aveva concluso Galli. Tra l’altro un occhio esperto lo capirebbe subito che si tratta di qualcosa realizzato in laboratorio“Se io volessi fare un supervirus dell’influenza – conclude – che di per sé è costituito da 8 geni, dovrei mettere insieme 8 geni di provenienza diversa, il cui percorso potrebbe essere individuato facilmente da un esperto del campo. Quello che abbiamo è invece un virus che si è evoluto a partire da quello del pipistrello, a cui è uguale per l’88%”.