Lavoro & Precari

Lavoratori fragili, emendamento li tutela dal licenziamento. Resta il nodo di chi nei mesi scorsi ha preso ferie per non perdere il posto

Dopo due mesi di buio un emendamento votato in Commissione Bilancio proroga l'equiparazione dell'assenza dal lavoro al ricovero, interrompendo il countwown che porta alla possibilità di licenziamento dopo 180 giorni. Resta il nodo dei tanti che per non arrivarci hanno fatto un uso surrettizio delle ferie

Fino al 15 ottobre i “lavoratori fragili” non potranno essere licenziati per esaurimento del comporto di malattia. Dopo quella data, che coincide la scadenza attuale dello stato di emergenza, quei lavoratori potranno ricorrere allo smartworking (se possibile), fino a fine anno. Lo prevede un emendamento al decreto Agosto approvato dalla Commissione Bilancio. L’intervento mette una pezza a un buco nelle proroghe del “Cura Italia” che aveva lasciato scoperti migliaia di lavoratori pubblici e privati con acclarata esposizione a rischio, vale a dire malati oncologici, immunodepressi, disabili con legge 104, come segnalato dal fattoquotidiano.it. La protezione inserita nel decreto faceva sì che l’assenza dal lavoro fosse equiparata al ricovero ospedaliero, quindi fuori dal computo dei 180 giorni oltre i quali può scattare il licenziamento.

Il Decreto Rilancio del 31 luglio l’aveva prorogata, fino al 31 luglio ma da quel giorno fino ad oggi, vale a dire per oltre due mesi, è sparito ogni riferimento all’articolo 26 comma 2 della legge che proteggeva lavoratori fragili. La grana era esplosa proprio a ridosso della riapertura delle scuole. Il rischio che il personale in condizioni di fragilità non si presentasse al lavoro venne scongiurato da un intervento ad hoc che apriva un ponte sulla ricollocazione di quello reimpiegabile da casa e una scialuppa per quello dichiarato temporaneamente inidoneo. Ma il caso dei lavoratori fragili dimenticati era rimasto aperto. Tanto che nei 66 giorni di scopertura della legge molti lavoratori con documentata fragilità si sono trovati di fronte alla scelta di tornare in servizio (a proprio rischio) o prendere ferie per coprire l’assenza senza farla pesare sul countdouwn del licenziamento.

La tutela che viene reintrodotta ora, come da decreto originale, presuppone un certificato medico che attesti che il lavoratore ha una condizione di rischio, a causa di condizioni di immunodepressione o esiti di malattie oncologiche o terapie salvavita di cui ha bisogno o condizioni di disabilità ex legge 104. Di conseguenza, può non lavorare ma i giorni di malattia non influiranno nel conteggio del limite massimo di 180 giorni. Inoltre, secondo l’emendamento, l’astensione dal lavoro viene equiparata al ricovero ospedaliero.

Soddisfazione esprime la senatrice del M5s presidente della commissione Lavoro, Susy Matrisciano: “E’ un bell’esempio di convergenza su un tema importantissimo, in una fase complessa, che consente di coniugare due diritti fondamentali: il diritto al lavoro e quello alla salute”. Matrisciano spiega che la norma “ha cristallizzato le osservazioni della Commissione. La sua formulazione ampia e generica, include, infatti, i lavoratori del mondo della scuola, prevede un finanziamento di circa 54 milioni di euro e consente di tutelare tutti coloro che, trovandosi in quella condizione, sono esposti più di altri al rischio di un possibile contagio. E questo, per me, è motivo d’orgoglio”.

La toppa però non ripara del tutto il buco, perché non considera quanti hanno fatto ricorso al surrettizio uso delle ferie per evitare il licenziamento. E criticità esprime la Lega per bocca della responsabile del dipartimento Disabilità Alessandra Locatelli: “Le tutele sono state prorogate grazie all’insistenza dei Senatori leghisti in commissione bilancio, ma non basta. L’esecutivo che per l’ennesima volta si sveglia all’ultimo secondo. Per il futuro dei cittadini italiani ha in mente solo la proroga dell’emergenza e non la tutela della salute dei lavoratori più a rischio e il loro futuro”.