“L’amore della mia vita”. Così l’ex calciatore Marco Tardelli definisce in un’intervista al Corriere della Sera la compagna Myrta Merlino, giornalista e conduttrice di La7. Lui, passato alla storia per quell'”urlo Mundial” di sette secondi durante i Mondiali dell”82 a Madrid, si racconta ora a cuore aperto, confidando lati inediti della sua vita privata. Come la sua relazione con Myrta Merlino: ″È stata a lungo un’amica. Poi, quattro anni fa, tutto è cambiato. È l’amore della mia vita: un legame molto profondo. Mai avuto un rapporto così maturo e consapevole. Myrta è una donna solida: mi ha aiutato a crescere. Detto alla mia età può far ridere, anche perché io sono più grande di lei, ma è così. Spero di aver fatto lo stesso con Myrta”, ha ammesso Tardelli.
L’ex calciatore ha poi confessato di essere “geloso” e si è definito “insicuro”, “timido e chiuso”, spiegando che sta bene solo tra i suoi ulivi di Pantelleria, come suo padre che quando tornava dal lavoro faceva l’orto. Oggi, a 66 anni, è un padre e un nonno felice. E non rinnega il suo passato, neanche il flirt con la pornostar Moana Pozzi: “Non rinnego niente. Ma non mi sembra più il caso di parlarne. È passato tantissimo tempo e poi lei non c’è più”.
Immancabile poi il ricordo di quel mitico secondo gol azzurro di Italia-Germania 3-1: “Quell’urlo, quel gol, quella vittoria insomma, segnarono simbolicamente una rinascita dell’Italia. Alle spalle c’erano gli anni del terrorismo, i morti, gli scandali. Fu l’inizio di un riscatto. Lo sport, quello buono, serve anche a questo”.
Niente a che vedere con il calcio di oggi: Tardelli ha ammesso infatti di non frequentare gli stadi per la troppa violenza e la troppa rabbia di chi li frequenta. E per gli episodi di razzismo. “C’è un solo modo: fermare il gioco, la squadra tutta seduta per terra, e arrivederci. Non ci sono soldi che tengano, non c’è business. O fai così o è finita. Mi ricorderò per tutta la vita un metodo inglese. Ero in tribuna per una partita, fumavo il sigaro. Si avvicinò, in silenzio e garbatamente, un tipo tutto vestito di giallo con in mano un cartello ben visibile: “Don’t smoke”. Non mi sono mai vergognato tanto. Smisi subito. Ecco, servono metodi così”.