Rischiano il processo anche Giuseppe Marella e Nicola Loperfido, rispettivamente ex responsabili dell’Internal Audit e della Direzione Business dell’istituto di credito barese, nonché la stessa banca. L'udienza preliminare inizierà il 28 gennaio 2021 dinanzi al gup del Tribunale di Bari Marco Galesi
Gianluca Jacobini, due manager della Banca Popolare di Bari e lo stesso istituto di credito rischiano il processo in uno dei filoni d’inchiesta sulla gestione della banca, quello relativo alle “operazioni baciate”. A chiedere il rinvio a giudizio è stata la procura barese che ipotizza i reati di ostacolo alla vigilanza e false comunicazioni sociali. Questo troncone dell’inchiesta, nell’aprile scorso anno, ha portato al sequestro di beni per circa 16 milioni di euro.
Con Jacobini, ex condirettore della banca commissariata nel dicembre 2019, rischiano il processo Giuseppe Marella e Nicola Loperfido, rispettivamente ex responsabili dell’Internal Audit e della Direzione Business dell’istituto di credito barese. L’udienza preliminare inizierà il 28 gennaio 2021 dinanzi al gup del Tribunale di Bari Marco Galesi. Nel procedimento sono individuate come persone offese Banca d’Italia e Consob.
Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore facente funzione Roberto Rossi e dai sostituti Savina Toscani e Federico Perrone Capano, gli indagati avrebbero concesso finanziamenti ad alcuni clienti della banca, prevalentemente grossi gruppi imprenditoriali, a patto che poi fossero, almeno in parte, “direttamente o indirettamente utilizzati per l’acquisto di azioni proprie, complessivamente incidenti sui fondi propri della banca, in negativo, per 48,9 milioni di euro”.
Il valore degli azioni così vendute, cioè, di fatto comprate con fondi della banca stessa, sarebbe poi stato inserito indebitamente nel patrimonio di vigilanza così falsificando e sovrastimando la situazione economica dell’istituto di credito. In questo modo gli ex dirigenti della Popolare di Bari avrebbero ingannato Bankitalia e tutti gli altri soci presentando una solidità finanziaria inesistente, “non corrispondente al vero” e “sovrastimata”.