Più spesso degli uomini lavorano part time per star dietro anche a casa, figli e genitori anziani. Tendono ad essere occupate in settori e posizioni a cui corrispondono retribuzioni più basse. Quando diventano madri hanno inevitabili interruzioni di carriera, spesso impossibili da recuperare. Dipende da tutti questi fattori il divario retributivo di genere, calcolato come differenza tra il salario annuale medio percepito da donne e uomini. In media, nell’Unione europea questo gap è del 15%, mentre in in Italia, dove le donne al lavoro sono molto poche rispetto alla media continentale, si ferma al 5%. Il problema, segnala la Confederazione europea dei sindacati (Etuc), è che se si procede a questo ritmo ci vorranno altri 84 anni per per raggiungere la parità.

I dati di Eurostat mostrano infatti che il divario nell’Ue si è ridotto dell’1% negli ultimi otto anni, il che significa che si chiuderà solo nel 2104. La tabella preparata da Etuc mostra che sarà la Romania la prima a colmare il gap, nel 2022, ma solo perché i salari sono estremamente bassi sia per gli uomini sia per le donne. Segue il Lussemburgo (2027), mentre l’Italia ci arriverà solo nel 2074. Peggio faranno la Germania (2121) e soprattutto la Francia, dove ci vorranno “più di mille anni”.

In questo quadro, la Commissione europea “ha ritardato la pubblicazione della sua direttiva sull’obbligo di trasparenza salariale dal 4 novembre al 15 dicembre e ha gettato dubbi sull’intera iniziativa definendola “da confermare””. Inoltre, nel discorso di Ursula von der Leyen sullo Stato dell’Unione “non c’è stata menzione delle misure di trasparenza obbligatorie che aveva promesso di mandare in porto nei primi 100 giorni di mandato”. “Le grandi aziende fingono che si stiano facendo progressi nella riduzione del divario retributivo di genere attraverso misure volontarie. Ma le donne dovranno aspettare oltre 100 anni, se il cambiamento continuerà al ritmo attuale”, commenta in una nota il vicesegretario generale di Etuc, Esther Lynch, che in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea la invita “a sostenere la commissaria Helena Dalli e dare la priorità alle misure di trasparenza salariale che sono necessarie per compiere reali progressi verso l’uguaglianza”.

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