Se il governo britannico non riuscirà a concordare un accordo commerciale con l’Unione europea, Toyota e Nissan – che possiedono siti produttivi nel Regno Unito – chiederanno un risarcimento alla Gran Bretagna per coprire le spese derivanti dalla Brexit senza accordo con la UE. Lo riporta il quotidiano finanziario Nikkei. I due colossi nipponici, infatti, si stanno preparando a pagare una tariffa del 10% sulle auto esportate dal Regno Unito all’UE e chiedono che il governo inglese paghi i costi aggiuntivi derivanti dalla cosiddetta hard brexit.
Uno scenario che non sembra poi così remoto a sentire il primo ministro britannico Boris Johnson, che ieri ha dichiarato di auspicare un accordo con l’Unione Europea ma, al contempo, che la Gran Bretagna potrebbe convivere anche con un no deal. Gli interessi di Toyota e Nissan nel Regno Unito non sono da poco: la prima costruisce la Corolla e, per conto di Suzuki, la Swace nel suo stabilimento di Burnaston, nell’Inghilterra centrale. Inoltre, produce motori in un impianto del Galles.
Nissan, invece, gestisce la più grande fabbrica di automobili della Gran Bretagna, a Sunderland, nel nord-est dell’Inghilterra. La produzione dello stabilimento comprende best seller come i suv Qashqai e Juke, nonché l’elettrica Leaf. Ma tale fabbrica sarebbe “insostenibile” se la Gran Bretagna lasciasse l’UE senza un accordo commerciale, aveva intimato Nissan a giugno. Fra i giapponesi costruttori presenti in UK ci sarebbe anche la Honda, che costruisce la Civic a Swindon, vicino a Londra. Tuttavia l’azienda chiuderà lo stabilimento in questione nel corso del 2021.
La situazione, comunque, preoccupa tutto il settore automotive: il mese scorso le industrie automobilistiche europee e britanniche hanno affermato che una Brexit senza accordo costerebbe al comparto qualcosa come 110 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. L’attenzione sui negoziati in corso, quindi, rimane altissima e rimarrà tale per le prossime due settimane, che si preannunciano decisive per la risoluzione (o meno) della vicenda. Il termine ultimo per cercare di trovare una quadra è fissato per il 31 dicembre.
Quanto mi costi!
Brexit, senza accordo con l’UE Toyota e Nissan chiederanno risarcimenti alla Gran Bretagna
Secondo il quotidiano finanziario NIkkei, le due aziende sarebbero pronte a rivolgersi al governo inglese per i costi aggiuntivi che deriverebbero da una uscita hard, con tariffe del 10% sulle auto prodotte in UK. Si stima che un mancato accordo costerebbe al comparto automotive qualcosa come 110 miliardi di euro nei prossimi 5 anni
Se il governo britannico non riuscirà a concordare un accordo commerciale con l’Unione europea, Toyota e Nissan – che possiedono siti produttivi nel Regno Unito – chiederanno un risarcimento alla Gran Bretagna per coprire le spese derivanti dalla Brexit senza accordo con la UE. Lo riporta il quotidiano finanziario Nikkei. I due colossi nipponici, infatti, si stanno preparando a pagare una tariffa del 10% sulle auto esportate dal Regno Unito all’UE e chiedono che il governo inglese paghi i costi aggiuntivi derivanti dalla cosiddetta hard brexit.
Uno scenario che non sembra poi così remoto a sentire il primo ministro britannico Boris Johnson, che ieri ha dichiarato di auspicare un accordo con l’Unione Europea ma, al contempo, che la Gran Bretagna potrebbe convivere anche con un no deal. Gli interessi di Toyota e Nissan nel Regno Unito non sono da poco: la prima costruisce la Corolla e, per conto di Suzuki, la Swace nel suo stabilimento di Burnaston, nell’Inghilterra centrale. Inoltre, produce motori in un impianto del Galles.
Nissan, invece, gestisce la più grande fabbrica di automobili della Gran Bretagna, a Sunderland, nel nord-est dell’Inghilterra. La produzione dello stabilimento comprende best seller come i suv Qashqai e Juke, nonché l’elettrica Leaf. Ma tale fabbrica sarebbe “insostenibile” se la Gran Bretagna lasciasse l’UE senza un accordo commerciale, aveva intimato Nissan a giugno. Fra i giapponesi costruttori presenti in UK ci sarebbe anche la Honda, che costruisce la Civic a Swindon, vicino a Londra. Tuttavia l’azienda chiuderà lo stabilimento in questione nel corso del 2021.
La situazione, comunque, preoccupa tutto il settore automotive: il mese scorso le industrie automobilistiche europee e britanniche hanno affermato che una Brexit senza accordo costerebbe al comparto qualcosa come 110 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. L’attenzione sui negoziati in corso, quindi, rimane altissima e rimarrà tale per le prossime due settimane, che si preannunciano decisive per la risoluzione (o meno) della vicenda. Il termine ultimo per cercare di trovare una quadra è fissato per il 31 dicembre.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".