Il coronavirus azzoppa il Parlamento e rischia di far slittare anche l’entrata in vigore delle nuove misure anti-Covid elaborate dal governo. Se sui contenuti del nuovo dpcm, dicono fonti dell’esecutivo, non ci sono dubbi, ossia “non saranno diverse da quelle annunciate dal ministro Speranza in Aula”, l’incognita riguarda il percorso da intraprendere per rendere effettive le nuove disposizioni, dopo che oggi, con più di quaranta deputati assenti perché in “isolamento fiduciario” e le mancate presenze tra le opposizioni, è mancato per due volte il numero legale per il voto sulla risoluzione di maggioranza dopo le comunicazioni del ministro della Salute. Un’interpretazione scorretta, però, secondo la Giunta del Regolamento della Camera riunitasi questa sera, secondo cui nel voto di domani saranno considerati in missione tutti i deputati che sono oggetto di provvedimenti di limitazione della circolazione a causa del Covid.

Due sono le strade possibili per Palazzo Chigi: varare, mercoledì, il decreto-cornice, con la proroga dello stato di emergenza e il conseguente dpcm, oppure quella di un dpcm “ponte” che arrivi al 15 ottobre, termine di scadenza dell’attuale stato di emergenza. Tutto è legato al voto della Camera sulla risoluzione di maggioranza, slittato alle 10 di mercoledì mattina, che potrebbe permettere al governo di varare il decreto e il dpcm entro domani.

Intanto, secondo l’ultima bozza di decreto circolata sono in arrivo altre restrizioni sugli ingressi da alcuni Paesi dell’Unione europea. Chi arriva da Gran Bretagna, Paesi Bassi e Belgio, si legge nel documento ancora provvisorio, dovrà sottoporsi al tampone obbligatorio. Stati che si vanno così ad aggiungere a Croazia, Grecia, Malta, Spagna, oltre che a Parigi e ad altre sette regioni della Francia, per i quali il provvedimento è già in vigore.

Confermato nuovamente l’obbligo di mascherina all’aperto “allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi” fatti salvi “i protocolli anti-contagio previsti per specifiche attività economiche e produttive, nonché le linee guida per il consumo di cibi e bevande”, con le persone che comunque dovranno sempre “avere con sé, al di fuori della propria abitazione, dispositivi di protezione individuale”. Per chi non rispetterà le disposizioni saranno previste sanzioni amministrative che vanno da 400 euro a 1.000 euro.

Conte ha insistito nelle scorse settimane sull’importanza per tutti di scaricare l’app Immuni per la segnalazione di eventuali contatti con soggetti risultati positivi al Covid. Così, nel nuovo decreto, si esplicita anche che la piattaforma potrà restare operativa fino al 31 dicembre 2021, e non dicembre 2020, motivando la decisione con le “esigenze di protezione e prevenzione sanitaria legate alla diffusione del Covid 19 anche a carattere transfrontaliero”. Dopo quella data, tutti i dati personali devono essere “cancellati o resi definitivamente anonimi”.

Confermata, come nel corso della prima ondata di coronavirus nel Paese, la possibilità per le Regioni di adottare solo misure anti contagio più restrittive di quelle disposte dai dpcm del governo. Possono adottarne di “ampliative” solo nei casi in cui i dpcm espressamente lo prevedano e previo parere conforme del comitato tecnico scientifico. In ogni caso le Regioni devono “informare contestualmente il ministero della Salute”.

Intanto è slittato alla serata di mercoledì, dopo il Consiglio dei Ministri fissato per le 11, l’incontro tra il governo e le Regioni sulle nuove misure anti-Covid contenute nel decreto legge e nel dpcm e sulla proroga dello stato d’emergenza al 31 gennaio al quale parteciperanno i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, le Regioni, i Comuni e le province.

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