Il ministro della Salute ha riferito a Montecitorio sul contenuto del nuovo decreto che sarà approvato: “Casi in aumento in tutta Italia. Chiediamo uno sforzo: usare le mascherine anche quando si incontrano amici e familiari non conviventi". In serata previsto il Consiglio dei ministri per la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio
Il quadro “sta mutando” e negli ultimi due mesi c’è stato un “salto in avanti significativo” nel numero di contagi. Insomma: “L’emergenza non è finita”. Anzi, è il tempo di un “primo rafforzamento” delle misure coerente con la situazione epidemiologica. Una stretta che seguirà le due regole anti-contagio “fondamentali”, insieme all’igiene personale: le mascherine saranno obbligatorie anche all’aperto e saranno aumentati i controlli contro gli assembramenti. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha illustrato alla Camera l’impianto del nuovo Dpcm che andrà a sostituire quello in scadenza il 7 ottobre e accompagnerà la lotta al coronavirus nelle prossime settimane. “Le Regioni potranno assumere misure ancora più restrittive, ma ora serve coordinamento ancora più forte degli scorsi mesi”, è stato il messaggio ai governatori.
“Dobbiamo alzare il livello di guardia, nella consapevolezza che il nostro Paese sta meglio rispetto ad altri Stati europei”, è stata l’esortazione del ministro perché la “mattonella sanitaria è quella su cui costruire la ripartenza”. Il vantaggio rispetto a Francia, Spagna e Regno Unito “non può essere sprecato” né possono essere “vanificati i sacrifici di milioni di italiani che ci hanno consentito di piegare la curva”. Per questo, dice Speranza, “serve prudenza”. Da qui la decisione, confermata dal ministro della Salute, di estendere l’obbligo di usare la mascherina all’aperto. “Serve uno sforzo in più, utilizziamole anche quando incontriamo persone che conosciamo ma non sono conviventi”, ha detto. “La stragrande maggioranza dei contagi avviene in relazioni amicali“, ha ricordato il ministro. Quindi ha insistito sulla necessità di distanziamento e sul rispetto del divieto di assembramento: “Vanno resi più esecutivi possibili in questi mesi di ripresa. Aumenteremo i livelli di controllo, perché gli assembramenti sono un rischio reale che non possiamo permetterci”.
“Noi stiamo meglio di altri Paesi, stiamo reggendo meglio la seconda ondata. Ma non dobbiamo farci alcuna illusione. Sarebbe profondamente sbagliato immaginare di essere fuori. Un errore, un azzardo, una valutazione priva di fondamento”, ha detto Speranza. “C’è una fase di peggioramento oggettivo, noi stiamo un po’ meglio ma da ben 9 settimane i numeri crescono. Da qui parte la nostra valutazione”, ha aggiunto illustrando le misure del nuovo Dpcm.
Speranza si è soffermato anche sulla diffusione dei contagi e i dati degli ultimi mesi: “In primavera il virus aveva colpito essenzialmente un pezzo di Italia geograficamente circoscritto: la Lombardia e alcune province del Nord del Paese. Oggi abbiamo una novità rilevante: non c’è più dinamica di territorialità, nessuna area è colpita in maniera marginale”. La crescita è “diffusa, generalizzata, tocca tutti i territori, anche chi è stato risparmiato in una fase precedente”. Insomma: “Nessuna realtà può sentirsi fuori dai rischi che il Paese corre. C’è bisogno della massima attenzione in ogni angolo del Paese”.
Quindi i numeri: “Il 6 agosto erano 12.600 le persone positive. Oggi sono 58.903. In due mesi c’è stato un salto in avanti significativo”, ha sottolineato il ministro ricordando anche che le persone ricoverate in reparti Covid sono 3.487 e 323 i malati assistiti in terapia intensiva. “Ad oggi sono numeri sostenibili per il Servizio sanitario nazionale rispetto ai giorni più difficili, quando avevamo 4mila persone in terapia intensiva, ma non possiamo non guardare la tendenza. In estate erano appena trenta”, ha fatto notare Speranza. “Il virus circola – ha aggiunto – e continua a mandare persone in stato di sofferenza”. Il ministro ha quindi ricordato che anche l’età mediana dei contagiati ha ricominciato a salire e messo in chiaro che l’obiettivo è “proteggere gli anziani e le fasce più deboli”. In chiusura una buona notizia: “Dalle scuole c’è stato finora un impatto basso, una buona capacità di tenuta”.