Cinema

Da Batman a Matrix 4 e 007 No time to die: tutti i film in uscita rinviati o cancellati causa Covid

I continui rinvii delle major, veri e propri titoli traino per il resto del mercato, rispecchiano l’andamento disastroso degli incassi nelle sale statunitensi che hanno tentato di rimanere aperte a singhiozzo durante i primi nove mesi della pandemia Covid-19

di Davide Turrini

Hollywood posticipa ancora i grandi film. Non c’è pace per il ritorno al cinema negli Stati Uniti e di riflesso nel resto delle sale cinematografiche mondiali. Warner Bros ha infatti annunciato che Dune, il remake del film di David Lynch diretto da Dennis Villeneuve previsto per il 18 dicembre 2020 slitta ufficialmente all’1 ottobre 2021. E se quasi un anno d’attesa vi sembra tanto, ecco che The Batman di Matt Reeves con Robert Pattinson nella parte del supereroe pipistrello, finisce addirittura in una non meglio imprecisata data del 2022. Pattinson peraltro, era risultato positivo al Coronavirus ai primi di settembre 2020, facendo mettere in stand by l’intero set del film per quindici giorni. Warner, insomma, ha letteralmente riscritto il proprio calendario per i prossimi due anni: The Flash con Ben Affleck salta dal 3 giugno al 4 novembre 2022; Matrix 4, che vede il ritorno nel franchise di Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss, da aprile a dicembre 2022. Le scelte della major hollywoodiana fanno seguito allo slittamento di 007 No time to die deciso dalla consorella Universal non più di tre giorni fa. Per ora, quindi, i blockbuster statunitensi confermati per il 2020 rimangono soltanto Wonder Woman 1984 (26 dicembre 2020) e Soul della Pixar (20 novembre 2020).

I continui rinvii delle major, veri e propri titoli traino per il resto del mercato, rispecchiano l’andamento disastroso degli incassi nelle sale statunitensi che hanno tentato di rimanere aperte a singhiozzo durante i primi nove mesi della pandemia Covid-19. Variety segnala che Regal Cinemas Cineworld, uno dei più importanti proprietari di catene di multisale statunitensi, chiuderà dall’8 ottobre 2020 le sue 536 sale negli Stati Uniti e le 127 del Regno Unito, proprio perché non ci sono “prodotti” da lanciare sul mercato. Chiaro che tutta la distribuzione occidentale, a cascata, subirà l’impatto dei posticipi, comprese le sale italiane. Non bastano quindi le rassicurazioni dell’ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinema – che in un comunicato ufficiale di poche ore fa hanno ribadito che “dal 15 giugno scorso, giorni di riapertura delle sale italiana, nei cinema non si sono verificati contagi”. Il sistema di mercato italiano dipendente dalle grandi major statunitensi rischia di far piombare ancora più in basso gli incassi italiani che segnano di settimana in settimana, almeno da quando a settembre 2020 è ricominciata una parvenza di normale programmazione, un andamento altalenante.

Nell’ultimo weekend di settembre nelle sale italiane aperte – circa l’80% – c’è stato un aumento di più del 55% degli incassi, ma rispetto al 2019 la stessa settimana segna un terrificante meno 60%. Curioso, infine, che invece i grossi sistemi industriali cinematografici più autarchici vivano momenti di rara floridezza. Il caso cinese ne è un esempio clamoroso. Due film come Jiang Ziya e My People, my homeland, usciti 15 giorni fa in Cina, stanno guadagnando decine di milioni di dollari di settimana in settimana arrivando, come segnalano su MyMovies.it, a sfiorare i primi posti tra i film che più hanno incassato nel mondo nel 2020.

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