Il parlamento indagherà sul caso di David Rossi. Ne dà notizia Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato del Movimento 5 stelle che spiega sia stato incardinata, congiuntamente alla commissione Finanze, la proposta di legge che istituisce l’organismo parlamentare d’inchiesta e che durerà per tutta la durata della legislatura. “Tengo molto a questa iniziativa perché la scomparsa di David Rossi non ha trovato risposte soddisfacenti in sede giudiziaria. Ricordo che Mps, la più antica banca italiana, entrò in difficoltà dopo l’acquisizione del Banco Antonveneta dallo Ior, il Banco Vaticano: è nostro dovere indagare sulle circostanze che hanno portato alla tragica fine di David Rossi”, dice Pierantoni.

La morte del capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, avvenuta il 6 marzo 2013, è stata oggetto di due fascicoli, uno nell’immediatezza del decesso, uno due anni dopo. Entrambi chiusi con archiviazione per suicidio anche se proprio dalle carte delle due indagini emerge chiaramente che tutto può esser accaduto quella sera tranne che Rossi si sia tolto la vita, precipitando dalla finestra del proprio ufficio nella sede storica della banca di Rocca Salimbeni. Basti ricordare che il Colonello dei Ris, Davide Zavattaro, nominato dalla Procura come perito ha certificato come prima di morire David sia stato oggetto di una colluttazione. Una ricostruzione, quella della procura, sposata da due diversi giudici per le indagini preliminari, sulla quale pesano una serie di errori investigativi. Tra il 2018 e il 2019 un libro di Chiarelettere (il Caso David Rossi di Davide Vecchi, ex inviato del Fatto Quotidiano) e alcuni servizi delle Iene hanno evidenziato tutte le incongruenze, le lacune, gli errori contenuti negli atti. L’ultimo: il gip nel secondo decreto di archiviazione ha scritto che durante le fasi investigative era stata sentita come persona informata sui fatti anche Lorenza Pieraccini, l’ex segretaria di Fabrizio Viola, all’epoca amministratore delegato di Rocca Salimbeni. Ma in realtà Pieraccini non è mai stata sentita dagli inquirenti se non nel dicembre del 2017, quasi due anni dopo dal decreto del gip.

Grazie al lavoro giornalistico anche svolto da Vecchi per il Fatto – l’unico giornale che sin da subito si è occupato della vicenda Rossi – sono stati aperti diversi fascicoli a cavallo tra novembre e dicembre dalla procura di Genova, competente sull’operato dei magistrati senesi. Gli inquirenti liguri stanno valutando il lavoro svolto dai loro colleghi toscani a cominciare dalla sparizione di reperti fondamentali, come i sette fazzoletti sporchi di sangue trovati nel cestino dell’ufficio di David e distrutti senza prima essere analizzati su richiesta del pm Aldo Natalini prima ancora che fosse disposta la prima archiviazione – e quindi prima di sapere se il gip avesse chiuso il fascicolo o disposto nuove ulteriori indagini – e prima ancora che i familiari ne fossero stati messi a conoscenza. Una delle ultime novità è legata all’orologio di Rossi: secondo una perizia è stato gettato dalla finestra dell’ufficio venti minuti dopo il corpo del manager.

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