Quaranta indagati per traffico di stupefacenti, riciclaggio, estorsione e reati tributari tra gli appartenenti a due diversi associazioni criminali attive in diverse regioni del Centro e del Sud. Gli agenti della Squadra mobile della questura di Frosinone, insieme ai militari del comando provinciale della Guardia di finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno eseguito numerose misure cautelari in diverse città. La maxi-operazione è in corso nelle province di Frosinone, Napoli e L’Aquila e accende i riflettori su un sofisticato sistema di spaccio di stupefacenti, organizzato da due associazioni per delinquere, una di Frosinone e una di origine campana, operante nel Centro-Sud.

Nel corso dell’operazione la polizia ha eseguito anche alcuni fermi di indiziato di delitto per i reati di traffico di stupefacenti ed estorsione, su disposizione della Procura di Cassino, riconducibili ad un’altra indagine in piedi da 7 mesi e che ha focalizzato la sua attenzione sullo spaccio nei quartieri Storta, Monte Mario e Ottavia. Sono in corso anche decine di perquisizioni, con l’ausilio di elicotteri e unità cinofile antidroga.

L’inchiesta è partita dal sequestro di mezzo chilo di hashish all’aeroporto di Bonn. Dalle prime indagini è emerso che singoli episodi di spaccio avvenuti a Sora erano in realtà riconducibili ad una vera e propria organizzazione ben strutturata e diffusa sul territorio e in stretto contatto con gruppi malavitosi campani, in particolare dei quartieri di Scampia e Bronx di San Giovanni a Teduccio dove avveniva l’approvvigionamento di droga. La droga veniva trasportata da corrieri che per eludere eventuali controlli si alternavano nel tragitto dalla Campania al basso Lazio fino al territorio sorano dove la sostanza stupefacente veniva smistata e stoccata in diversi luoghi nella disponibilità del gruppo, il principale dei quali era costituito da un impianto di autodemolizioni di materiale ferrosi.

Nel corso dell’indagine, dei pm Francesco Minisci e Roberto Bulgarini coordinati dal procuratore aggiunto della Dda di Roma Ilaria Calò, sono stati individuati due gruppi, uno facente capo ad una famiglia di origini campane, che vive a Sora dai primi Anni novanta, e un secondo con a capo con a capo pregiudicati sorano. I due gruppi dopo un primo periodo di collaborazione reciproca nell’acquisto e nello spaccio sulle varie piazze del sorano, del cassinate e della provincia dell’Aquila, erano entrati poi in contrasto tra di loro dando vita ad un vero e proprio scontro finalizzato ad acquisire il monopolio dello spaccio nel territorio di Sora.

È emerso inoltre, grazie al lavoro degli inquirenti, che mentre il gruppo locale viveva delle attività di spaccio, gli associati delle fazioni di origine campane avevano esteso i loro interessi a vari ambiti infiltrandosi nel tessuto economico e sociale in maniera spregiudicata e violenta. In particolare i vertici dell’associazione gestivano anche un’attività di pompe funebri che si era ingrandita velocemente, ascesa che era stata possibile grazie ai guadagni del traffico derivanti dal traffico di droga, quantificati in oltre 9.000 euro a settimana, che venivano successivamente impiegati anche nell’attività dell’azienda che poteva offrire così a bassissimo costo servizi con auto di lusso. L’obiettivo era quella di monopolizzare il mercato delle pompe funebri, mettendo economicamente in ginocchio le altre attività.

Lo scorso mese di maggio i tre destinatari del provvedimento di fermo che stato eseguito insieme alle ordinanze di custodia cautelare avevano fatto trovare di fronte l’ingresso di un esercizio di compiti funebri una testa di maiale, gesto con connotazioni mafiose. Un particolare che richiama l’episodio della testa di maiale crivellata di colpi fatta trovare davanti a un ristorante di Ostia e citata nell’inchiesta Maverick del 2018 quando la Dda di Roma attribuì a Roberto De Santis detto “Nasca” e Roberto Giordani detto “Cappottone” la gambizzazione nel 2007 del boss Vito Triassi.

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