L’hashtag #proudboys, fino a qualche giorno fa appannaggio della propagando dell’omonimo gruppo di suprematisti bianchi americani, è stato “colonizzato” sui social dalla comunità Lgbt per condividere un’ode alla diversità. L’idea è stata lanciata il 2 ottobre dall’attore di Star Trek, e attivista Lgbtq, George Takei: “Che succederebbe se i gay si facessero foto mentre si baciano o fanno cose molto gay, e poi usassero il tag “ProudBoys”? Scommetto che li metterebbe davvero in crisi”. E in effetti a digitarlo oggi, sul web si apre una lunga lista di meme ironici, baci tra persone dello stesso sesso, balli, parate e arcobaleni. Un modo pacifico, per fare anche nel virtuale, politica: ”
“Siamo orgogliosi di tutte le persone gay che si sono fatte avanti per rivendicare il nostro orgoglio”, ha scritto Takei sotto un post che lo ritrae insieme al marito Brad, e che ha ottenuto quasi centomila like. “La nostra comunità e i nostri alleati hanno risposto all’odio con l’amore”.
Adesso Instagram ha bloccato l’hashtag, forse ritenendo i contenuti troppo espliciti: “I post di #proudboys sono stati limitati perché la community ha segnalato alcuni contenuti che potrebbero violare le linee guida della community di Instagram”, recita un messaggio sul social di proprietà di Zuckerberg. Ma anche su Instagram esistono account ironici che rilanciano contenuti “pride”, e molti video e foto continuano a inondare Twitter. Più che un “sequestro”, ci tengono a precisare, è una “riappropriazione” di un termine – il pride, l’orgoglio – che fa parte della cultura Lgbtq.