Lei avrebbe rubato i tamponi dall'ospedale San Paolo di Civitavecchia e lui sarebbe andato a eseguirli a un gran numero di persone a pagamento: indagati per concorso in falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica
Lei avrebbe rubat0 i tamponi in ospedale e lui sarebbe andato a eseguirli a un gran numero di persone tra Civitavecchia e Roma, a pagamento. Un’infermiera dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia e il suo convivente sono indagati dalla procura della Repubblica della città portuale per concorso in falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica. Ma, a quanto riporta Il Messaggero, per entrambi i capi d’imputazione potrebbero estendersi, dal momento che il loro atteggiamento avrebbero potuto causare il diffondersi dei contagi a Civitavecchia.
Tutto inizia il mese scorso, quando il compagno dell’infermiera, spacciandosi per medico, va a eseguire tamponi ai lavoratori di una ditta di pulizie a Roma, la “Rapida”, su incarico dello stesso, titolare, ignaro dell’inganno. Gli esami vengono svolti e dopo un po’ arrivano anche i risultati: tutti negativi. Ma una postilla nel referto preoccupa una lavoratrice, che per vederci chiaro si rivolge all’ospedale Spallanzani, dove viene informata che il responso non è stato redatto da loro. L’ospedale capitolino indirizza la donna verso la ASL Roma4, che – una volta visto il referto – si insospettisce e avverte i carabinieri. A coordinare l’indagine è la pm Allegra Migliorini, che con i suoi inquirenti ha ricostruito tutto l’iter della coppia.
A quanto pare l’infermiera prelevava dall’ospedale San Paolo, dove tuttora lavora, gli stick, quelli utilizzati per fare i test alle persone prima del ricovero. A quel punto li consegnava al suo compagno, che avrebbe svolto finti tamponi a pagamento (a un prezzo inferiore rispetto allo standard dei privati). Sempre il compagno avrebbe stilato i referti, prendendo a modello quelli dell’ospedale Spallanzani. “Mi sembra impossibile che qualcuno riesca a portarsi via dei tamponi da qui dentro”, dicono dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia. “Ogni scatola contiene 100 tamponi e tra l’altro, a quanto ne so io, sono anche numerati. Mi sembra una storia davvero folle, mai sentita prima d’ora” commenta un altro medico.
Intanto gli investigatori stanno cercando di capire se tra le persone fintamente testate, al momento tra le 30 e le 35, c’era anche qualche positivo. Ma dall’indagine emerge che il sistema della coppia potrebbe andare avanti da aprile scorso e quindi le persone “testate” potrebbero essere molte di più. La casa della coppia è stata perquisita e i carabinieri di Civitavecchia e i Nas di Roma hanno trovato stick di tamponi, ma anche garze, lacci emostatici e medicinali di vario tipo. Tutto materiale che la Asl di Civitavecchia ha riconosciuto come proprio. Nelle ultime 48 ore, i carabinieri e i Nas di Roma hanno fatto una cinquantina di chiamate tra Roma e Civitavecchia con il sospetto che possano essere state sottoposti da finti tamponi da parte della coppia.