Uomini e donne che sottoscrivevano polizze sulla vita e poi fingevano di essere morti, per incassare i soldi. L’organizzazione criminale, dedita a truffe alle assicurazioni sulla vita, è stata sgominata giovedì mattina dalla polizia di Palermo. Sei fermi, beni e attività sequestrate, per un giro di affari di circa 5 milioni di euro, più di 50 indagati accusati di truffa alle Poste, e a diverse assicurazioni da Unipolsai e Eurovita, ad Allianz e Zurich fino Generali e Genertel.
Le truffe assicurative realizzate sono almeno 20, e finora – stando alla ricostruzione degli inquirenti – avevano fruttato all’organizzazione criminale 2,7 milioni di euro, a cui aggiungere i premi assicurativi in procinto di essere liquidati, per un totale di circa 5 milioni di euro. Dei sei fermati nella notte dagli agenti della Squadra mobile palermitana, tre vengono identificati come i capi e promotori della banda. Si tratta di Danilo Di Mattei, palermitano di 29 anni, Calogero Santi Frenna, detto il “ragioniere”, mediatore finanziario di Agrigento di 55 anni, e Giuseppe Tantillo, nato a Torino, 53 anni.
Secondo quanto ricostruito nelle indagini, i tre gestivano “la fase di scelta dei soggetti da coinvolgere, accompagnavano i ‘futuri morti’ alla stipula dei contratti assicurativi, decidevano il momento in cui doveva procedersi alla dichiarazione di morte del falso defunto”. I soggetti che venivano scelti per le truffe erano uomini e donne indigenti, vicini alla banda, e parenti in pessime condizioni economiche, che potevano essere controllati in ogni movimento. Ma non solo, perché grazie alla loro esperienza, i tre riuscivano a falsificare tutti i documenti che servono alle assicurazioni per dichiarare il decesso dl cliente: dalle schede dei sanitari del 118 ai certificati medici e necroscopici. I tre, poi, si occupavano di aprire conti corrente a nome dei beneficiari per la ricezione del premio assicurativo e decidevano le parti da distribuire. I soldi arrivavano sui conti, regolarmente chiusi subito dopo la truffa, e veniva girati su diverse Postepay.
Come sostengono i pm Alfredo Gagliardi, Daniele Sansone e Eugenio Faletra – coordinati dai procuratori aggiunti Sergio Demontis ed Ennio Petrigni – c’era una “evidente falla del sistema di controlli messo in atto dalle compagnie assicurative”. Il controllo delle pratiche, infatti, si basava interamente sulle carte presentate. Per scoprire la truffa sarebbe bastato un semplice controllo all’anagrafe comunale, che avrebbe accertato che i “morti” in realtà erano vivi. La truffa è stata scoperta grazie ai controlli sui documenti e alle intercettazioni telefoniche.
In una di queste, si sente uno dei fermati, Giuseppe Tantillo, parlare con voce femminile e fingersi una donna: “Senta, io sono la signora Biletto Marianna. Avevo spedito un plico con una polizza vita per poterla pagare, che è un decesso di mio marito”, dice. Gli indagati al momento sono una cinquantina, ma gli investigatori stanno effettuando controlli su altri casi. Insieme ai tre capi, la polizia ha fermato Salvatore Patti, 42 anni, Agostino Patti, 39 anni e Salvatore Rini, 34 anni. Quest’ultimo è stato uno dei tanti beneficiari delle polizze che, per essere credibile, ha anche fatto sparire le sue tracce sui social.