Arisa da mesi sui social lancia messaggi importanti “body positive” e invita tutte le donne ad amarsi per come si è. Un lungo percorso culminato con la pubblicazione di uno scatto del viso libero da qualsiasi ritocco: “Mi sono resa conto che non era giusto. Voler fermare il tempo sulla propria faccia non so fino a che punto faccia bene a noi donne”. Oggi l’artista conferma a FQMagazine che sta preparando un nuovo album, completamente auto-prodotto. Sanremo 2021?: “Mi piacerebbe, quel palco mi ha dato tutto”.
Da dove nasce l’esigenza di comunicare attraverso i social messaggi importanti “body positive”?
Dall’esigenza di avere un contatto reale con le persone che mi seguono e di avere una utilità. Sono molto contenta e fiera di avere il dono della comunicazione. Ho sempre cercato, attraverso le mie canzoni, di trasmettere i miei ideali, quelli che mi hanno fatto crescere e maturare. Per me è molto importante fare qualcosa per me stessa e per gli altri. Non perché sia testimonianza della mia abilità, non mi sento un eroe, ma di base osservo la realtà. Mi piace avere il mio punto di vista perché ce l’ho a 38 anni, mi va di dire la mia e di essere me stessa. Questo lockdown mi ha dato la possibilità di stare molto da sola in silenzio e ho riflettuto sul mio futuro.
Cosa non ti piace della realtà che ti circonda?
Mi fa male che non ci sia più spazio per l’originalità. Effettivamente noi siamo come spugne. Gli esseri umani nei primi anni di vita assorbono tutto quello che gira intorno, poi piano piano ci si stacca dal retaggio familiare e culturale e si prende una direzione. Lì subentra l’esigenza di una zona di comfort perché ci si sente minacciati, paurosi di non appartenere ad un gruppo ed essere ‘diversi’ dagli altri, quando il diverso in questa società di fatto viene emarginato.
Qual è la conseguenza?
Cerchiamo di uniformarci: le donne se non corrispondono a certi canoni non sono belle, se gli uomini se non parlano di calcio allora non vanno bene. Insomma si resta irretiti dai luoghi comuni che creano recinti e barriere.
La colpa è anche dei social?
Certamente. L’omologazione dei modelli social ha contribuito alla voglia di farci sentire ed essere tutti uguali. Se sei in un modo piaci e se non sei in quel modo non piaci. Così ci ritroviamo tutti a desiderare l’attenzione degli altri ed è un continuo vendere qualcosa, compresa la propria immagine. Un grande circolo vizioso che si basa sull’economia e sulla psicologia delle donne che si sentono in difetto e tentano sempre di migliorarsi.
È per questo che hai deciso di tornare al tuo volto, senza filtri né ritocchi?
Sono partita con ‘Sincerità’ nel 2009 e da quel momento in poi ho cominciato a subire tantissimo la pressione del mondo esterno, che mi giudicava per qualsiasi cosa, dalla fisicità al dubbio del ‘ci è o ci fa?’. Ricordo che è successo ovunque anche in diverse trasmissioni televisive. Io ero e sono focalizzata sulla musica, ma mi sono fatta sorprendere da un forte desiderio di essere accettata ed essere abbastanza bella. Per un periodo della mia vita mi sono lasciata condizionare e adesso piano piano sono rinsavita.
C’entra anche il lockdown che hai passato da sola?
Anche. Ho riflettuto tanto sull’importanza della vita. Ora non è che voglia pubblicizzare il mio ultimo singolo… ma ‘Ricominciare ancora’ parla proprio di questo. Canto del periodo in cui abbiamo avuto a che fare con questo nemico invisibile, crudele anche in certi casi, che però ci ha dato la possibilità di fermarci un attimo e riflettere sulla nostra esistenza.
Cosa hai ritrovato di te stessa?
Ho ritrovato delle vecchie foto, ho rivisto me stessa di qualche anno fa e mi sono resa conto di quanto io mi sia lasciata condizionare dal mondo esterno.
Cos’è successo dopo?
Ho deciso di darmi da fare per ritornare com’ero inizialmente perché non sentivo più nulla sul mio volto. Ormai noi donne stiamo come diventando tutte cugine, per quanto siamo simili con le labbra grosse, i seni grossi e i nasi perfetti. Ammetto che anche io stavo cominciando a percorrere quella strada e mi sono resa conto che non era giusto, così ho smesso. Fortunatamente ho incontrato delle brave persone che mi hanno dato il consiglio giusto per tornare alla mia ‘morfologia’ originaria. Sono contenta di essermi salvata per tempo perché è anche bello invecchiare, voler fermare il tempo sulla propria faccia non so fino a che punto faccia bene a noi donne.
Ti è piaciuta la copertina con Vanessa Incontrada nuda?
Molto. È importante comunicare, spiegare, far capire cos’è il body positive. Ritengo che stiamo vivendo un momento di grande risveglio e reattività. Quasi un nuovo rinascimento.
Ti sei staccata prima dalla major discografica Warner, poi dalla Sugar. Ora hai fondato la tua etichetta indipendente PipShow. Come mai?
Perché per me è importante la libertà editoriale, non farmi comandare da un algoritmo e dagli ‘ascolti consigliati’. Voglio continuare nella mia ricerca musicale, dentro di me, e tornare all’archeologia più che all’architettura. Ossia andare a fondo a me stessa per mostrarmi senza più sovrastrutture. La gente ha bisogno di un prodotto che abbia un senso.
Non ti sei sentita compresa dalle tue ex case discografiche?
Non dico questo ma l’arte non è solo una linea sul muro fatta di interpretazioni e investimenti economici. Questi ultimi non possono influenzare l’istinto e la creatività della musica. Io voglio fiducia totale e quindi l’ho trovata in me stessa.
Hai in cantiere un album?
Lavoro sempre, ascolto provini e incido. Sono alla ricerca di nuove suggestioni e quando sarò pronta pubblicherò il disco.
E andrai al Festival di Sanremo 2021?
Mi piacerebbe, mi ha dato moltissimo il palco dell’Ariston. Anzi mi ha dato tutto.
Su Instagram ti definisci “artista attivista che si propone di rendere il mondo migliore”. Il mondo di oggi come ti sembra?
Il cambiamento non è una cosa che è subito tangibile o che puoi vedere. Penso che dopo il lockdown le cose stiano cambiando e me ne accorgo dalle piccole cose. Ad esempio, al supermercato gli addetti a banco sono molto più gentili, ti chiedono come stai. Il cambiamento parte da noi.