Le società non sono più soltanto sportive, stanno diventando delle media company, con radio e televisioni in grado di offrire contenuti originali. E le presentazioni diventano uno strumento fondamentale per attrarre sempre più simpatizzanti di altre squadre
C’è solo un momento in cui l’identificazione fra club e tifoso diventa totale. Ancor più che nella vittoria. Perché niente come il rituale dell’annuncio di un nuovo acquisto riesce ad alimentare la liturgia laica del calcio. Un cerimoniale che si è ripetuto sempre identico per decenni. Con un dirigente del club a vestire i panni del sacerdote e gli appassionati a recitare la parte dei fedeli. Il celebrante prendeva la parola, si schiariva la voce, annunciava ai suoi devoti il nuovo profeta della domenica. Seguivano formule imparate a memoria, invocazioni standardizzate, fotografia nella sede del club con una sciarpa al collo e il primo allenamento. Poi arrivava il momento di andare in pace, amen. Punto. Nessuno spettacolo, nessuna ostensione pubblica, nessuna festa. Il nuovo arrivato era un regalo ottriato ai tifosi, una gentile concessione del presidente al suo popolo. Poi le cose sono cambiate.
L’elicottero di Berlusconi – Sono nate le presentazioni dei nuovi calciatori. I più entusiasti hanno addirittura messo a punto i saluti collettivi alla squadra in vista della nuova annata. Qualcuno, invece, ha pensato di presentare gli altri per presentare semplicemente se stesso. Proprio come successo il 18 luglio 1986, quando il Milan viene accolto dai tifosi all’Arena di Milano. Una festa tutto sommato sobria, almeno fino a quando gli altoparlanti non si iniziano a sputare fuori le note della Cavalcata delle Valchirie. Milano come il Vietnam di Apocalypse Now. È allora che lo stadio si accorge di quell’elicottero pronto ad atterrare a centrocampo. Il velivolo scende lentamente, spegne le eliche, lascia scendere sul prato verde il presidente Silvio Berlusconi. È una delle prime pietre sulle quali il Cavaliere fonderà quella narrazione di se stesso come imprenditore vincente.
Il Trio accoglie Ronaldo – Le presentazioni dei calciatori hanno iniziato a svolgersi durante le feste in famiglia. Un rituale altamente simbolico, intimo. Un’eucarestia che trasformava società, calciatori e tifosi in una comunità compatta, che rinnovava ancora una volta la stessa professione di fede. Il 27 luglio 1997 l’Inter affronta il Manchester United nella Pirelli Cup. A condurre la serata ci sono Aldo, Giovanni e Giacomo. Tre tifosi nerazzurri che parlano ad altri 50mila tifosi nerazzurri. Il momento clou, ovviamente, arriva alla fine. Il trio chiama i giocatori in campo. Uno dopo l’altro, fino ad arrivare al colpo più importante. È stato acquistato dal Barcellona. E si chiama Luis Nazario de Lima, anche se presto diventerà semplicemente “Il Fenomeno”. Ronaldo sgambetta sull’erba di San Siro, Aldo finge uno svenimento prima che i bambini in maglia nerazzurra si stringano intorno all’attaccante.
Da Batistuta ad Adriano – Ma non c’è bisogno di una partita per calamitare i tifosi allo stadio. Il 6 giugno 2000 è un martedì. Eppure la Roma decide di aprire l’intera Curva Sud. Quasi 15mila tifosi si mettono in fila già dalla mattina. Sotto il sole caldo della capitale. Sono tutti lì per lo stesso motivo, per assistere, fra le lacrime, all’apparizione del nuovo acquisto giallorosso Gabriel Omar Batistuta. Un’operazione che i capitolini replicheranno qualche anno più tardi con Adriano. Ma stavolta l’esito sarà molto diverso. Di quel giorno rimarrà soltanto una foto che ritrae il brasiliano, piuttosto pingue, mentre mostra una sciarpa con scritto “Mo te gonfio”.
Il giubbotto di Cassano – Ben presto applausi e giri di campo in borghese sono diventati banali. Ai giocatori viene chiesto di mettersi davanti al microfono e di professare amore per il loro nuovo club. I risultati, però, non sono stati sempre apprezzabili. Nel 2006 le prime parole di Antonio Cassano da nuovo calciatore del Real sono state fagocitate dall’imbarazzante giubbotto di montone scamosciato con colletto, risvolti dei taschini e bordi in pelliccia scelto per l’occasione. Purtroppo per Robinho, invece, l’incipit nella sua presentazione al Manchester City si è sentito forte e chiaro. Nell’estate del 2008 il brasiliano tratta a lungo con il Chelsea. Solo che poi nella trattativa si inseriscono citizens. Tradizione inglese e portafogli emiratino. Il verde dei petrodollari lo convince che si tratta di una questione di sfumature: niente blues, meglio l’azzurro color cielo. L’ex Real Madrid diventa il nuovo salvatore di una tifoseria che da troppo tempo si deve accontentare di idoli pagani come Jimmy Grimble. Solo che alla prima dichiarazione da nuovo giocatore del City Robinho va in cortocircuito. Si dice contento di essere arrivato al Chelsea. Gelo in sala, interrogativi nelle calotte craniche dei tifosi, mani che riaprono i manuali alla ricerca della definizione di lapsus freudiano.
I palleggi al Camp Nou – La Spagna è stata la terra della scissione. Perché per poter assurgere a nuovo salvatore della patria un calciatore non doveva solo pronunciare la sua omelia dove garantiva la salvezza quanto meno stagionale. Doveva anche esibirsi in qualche miracolo. Prodigi che prendevano la forma di palleggi con cui conquistare il proprio popolo. Come se il fondamentale meno usato in partita potesse davvero definire la grandezza di un talento. L’ultimo a essersi esibito nel rituale è stato Martin Braithwaite, attaccante danese misteriosamente arrivato al Barcellona. In un Camp Nou già agnostico, il giocatore ha provato a mostrare qualche prodigio. Senza riuscirci. Anzi, rischiando più volte di inciampare sul pallone. Una incoronazione che si è trasformata in calvario. Proprio come era successo in precedenza a Theo Hernandez, Danilo e Ousmane Dembélé.
Cazorla esce dal cilindro – Negli ultimi anni le presentazioni sono diventate qualcosa di ancora diverso. Di quella liturgia capace di rinnovare la fede di un popolo non è rimasto quasi niente. Poco a poco le presentazioni si sono trasformate in feste laiche che vogliono calamitare l’attenzione di fedeli di altri culti. Proprio per questo devono essere inclusive, devono ammaliare e far discutere. Ma, soprattutto, devono essere dei prodotti appetibili e divertenti, pronti per essere trasmessi sui canali ufficiali dei club e per rimbalzare il più possibile sui social network. Un paio di anni fa il Villarreal ha deciso di presentare Santi Cazorla sul prato dell’Estadio de la Cerámica. Con l’aiuto di un prestigiatore. Il video originale in cui il giocatore compariva magicamente in un cilindro di plexiglass avvolto dal fumo durava più di un’ora. Eppure ha fatto il giro del mondo, facendo il pieno di like sui social network.
Social network, videoclip… – Ed è questo il nuovo terreno sul quale i club europei stanno giocando una partita importante. Le società non sono più soltanto sportive, stanno diventando delle media company, con radio e televisioni in grado di offrire contenuti originali che possano generare interesse intorno al club, alla sua vita, ai suoi valori. L’obiettivo è quello di accattivarsi simpatie dei tifosi neutrali, diventare la seconda squadra di più appassionati possibile. Una strada che la Roma ha iniziato a percorrere già qualche anno fa grazie all’utilizzo intensivo dei social network (ci sono profili ufficiali in più di 14 lingue) e all’offerta di format originali di intrattenimento, con piccole serie tv che possono essere anche extrasportive. Scienza che rende obsoleta la fede. L’engagement che sostituisce l’idea di comunità chiusa. E le presentazioni diventano uno strumento fondamentale per attrarre sempre più simpatizzanti di altre squadre, che diventano prima followers e poi potenziali acquirenti di merchandising.
E l’esagerazione della Reggina – Gli annunci diventano videoclip che hanno sempre meno a che fare con lo sport e più con lo spettacolo, cortometraggi da concorso che incassano pollicioni alzati degli utenti pronti a condividerli e a diffondere il marchio. Lorenzo Pellegrini che annuncia il suo ritorno a Roma segnando con il suo avatar in un videogioco è stato il precursore. Poi la tecnica è stata affinata con il video in cui Kolarov guarda con la faccia torva il responsabile che gli spiega i dettagli del video di presentazione fra salti dall’aereo, Nainggolan in versione ninja, sgozzamenti assortiti e pecore su un albero. Un filmato in equilibrio fra il trash e il capolavoro che è diventato un vero caso. Come il video pubblicato nei giorni scorsi dalla Reggina, dove per presentare Thiago Cionek è stato creato un video dove il difensore sventa una rapina al bar. Tutto bene se non fosse che nel fotogramma finale il rapinatore torna sul luogo del reato, rimasto sguarnito dal nuovo supereroe amaranto, e spara al barista. Ma forse qui si è andati un po’ oltre.