“Accade che in alcuni ambiti si tocchino soldi e ci si sporchi le mani di sangue, del sangue dei fratelli”. La denuncia di Papa Francesco arriva mentre il Vaticano è scosso da un’inchiesta finanziaria senza precedenti tra corruzione, peculato, truffa e massoneria. Non è un caso, dunque, se Bergoglio ha rivolto il suo monito al comitato di esperti del Consiglio d’Europa (Moneyval), arrivato nei sacri palazzi per la consueta valutazione delle misure contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Francesco ha affermato che “talora, pur di accumulare ricchezza, non si bada alla sua provenienza, alle attività più o meno lecite che l’abbiano originata e alle logiche di sfruttamento che possono soggiacervi. Così, accade che in alcuni ambiti si tocchino soldi e ci si sporchi le mani di sangue, del sangue dei fratelli. O, ancora, può succedere che risorse finanziarie vengano destinate a seminare il terrore, per affermare l’egemonia del più forte, del più prepotente, di chi senza scrupoli sacrifica la vita del fratello per affermare il proprio potere”. Per il Papa, “le politiche di antiriciclaggio e di contrasto al terrorismo costituiscono uno strumento per monitorare i flussi finanziari, consentendo di intervenire laddove emergano tali attività irregolari o, addirittura, criminali”. E ha aggiunto: “Gesù ha scacciato dal tempio i mercanti e ha insegnato che ‘non si può servire Dio e la ricchezza’. Quando, infatti, l’economia perde il suo volto umano, non ci si serve del denaro, ma si serve il denaro. È questa una forma di idolatria contro cui siamo chiamati a reagire, riproponendo l’ordine razionale delle cose che riconduce al bene comune, secondo il quale il denaro deve servire e non governare!”.
La valutazione di Moneyval si svolge proprio mentre la Segreteria di Stato è sotto inchiesta per investimenti finanziari che hanno portato a un giro di corruzione senza precedenti. Ad alimentare le cronache, è ancora Cecilia Marogna, la donna originaria di Cagliari, titolare di una società di missioni umanitarie con sede in Slovenia. La donna ha ricevuto 500mila euro dalla Segreteria di Stato, per volontà dell’allora sostituto Angelo Becciu, al quale il Papa ha recentemente tolto i diritti connessi al cardinalato. Ufficialmente il denaro elargito da Becciu a Marogna aveva lo scopo di sostenere missioni umanitarie in Africa e in Asia. Ma i soldi sono stati usati per rinnovare il guardaroba e l’arredamento dicasa: borse, scarpe, accessori lussuosi, tra i quali una costosissima poltrona in pelle.
Ma c’è di più. La “dama del cardinale”, come è stata subito ribattezzata nei sacri palazzi, poteva contare su una presentazione su carta intestata della Segreteria di Stato: “Il sottoscritto, Sua Eccellenza monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, dichiara di conoscere la signora Cecilia Marogna e di riporre in lei fiducia e stima per la serietà della sua vita e della sua professione. La signora Marogna presta servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato-sezione affari generali”. Il cardinale, però, sostiene di essere stato all’oscuro dei rapporti di Marogna. La donna, infatti, ha ammesso legami con faccendieri in odore di servizi segreti, coinvolti nei misteri dell’ultimo mezzo secolo. Come Flavio Carboni , che Marogna ha sostenuto di aver “voluto conoscere per avere informazioni sulla storia dell’Anonima sequestri”. Di Francesco Pazienza, il collaboratore del Sismi negli ’70 e 80, invece, ha detto: “Sono la figlia che non ha mai avuto”. Nel 2010 Marogna era stata denunciata per appropriazione indebita, mentre nel 2002 per furto: precedenti di cui Becciu era all’oscuro.
È lo stesso porporato, attraverso il suo legale Fabio Viglione, a smentire tutte le accuse con una lunga e dettagliata nota in cui, tra le altre cose spiega che “i contatti con Cecilia Marogna attengono esclusivamente questioni istituzionali”. Nello stesso comunicato, l’avvocato di Becciu spiega che “mai vi è stata alcuna interferenza da parte del cardinale nel processo nei confronti del cardinale Pell”. Un capitolo importante sono, infatti, le accuse che riguardano il processo australiano per pedofilia che ha visto alla sbarra il cardinale George Pell, ex prefetto della Segreteria per l’economia. Il porporato è tornato recentemente a Roma, dopo l’assoluzione nel terzo grado di giudizio, per chiedere al Papa una piena riabilitazione anche da parte del Vaticano. Stando alle accuse, sarebbe stato proprio Becciu a ordinare dei bonifici verso l’Australia per un totale di 700mila euro. Soldi che sarebbero serviti a comprare alcuni personaggi poi diventati testimoni chiave nel processo contro il “ranger” australiano. Ovvero, false accuse di pedofilia ai danni di Pell pagate dalla Segreteria di Stato. Ma Becciu ha sempre rispedito al mittente ogni coinvolgimento nella vicenda.