Diritti

“Le poche cose che contano”. Don Luigi Verdi racconta la fraternità di Romena: “Vorrei una Chiesa che faccia sentire le persone a casa”

Il programma, condotto da Simone Cristicchi e don Verdi, è andato in onda per la prima volta mercoledì 7 ottobre su TV2000. Il prete a ilfattoquotidiano.it: "La fraternità è un laboratorio dove stiamo provando a capire qual è un nuovo stile di Chiesa, di comunità. Abbiamo bisogno di luoghi e persone che profumano di futuro”

“Vorrei una Chiesa semplice, leggera, che facesse sentire a casa le persone. Per secoli la Chiesa ha detto che al di fuori di Cristo non c’è salvezza, ma per fortuna questo Papa ci ha fatto capire che nessuno sta al di fuori di Cristo, fuori dalla Chiesa”. A parlare con ilfattoquotidiano.it è don Luigi Verdi, don Gigi per i più. Per incontrarlo bisogna andare nel Casentino, nell’Alta Valle dell’Arno. E’ lì a circa 50 chilometri da Firenze e da Arezzo, che sorge l’antica pieve romanica di Romena, il cuore della fraternità fondata da don Verdi trent’anni fa. Ed è in questa chiesa che è nato il nuovo programma di TV2000, “Le poche cose che contano” condotto da Simone Cristicchi e don Verdi. L’artista (che a Romena è di casa) e il prete si sono incontrati per dialogare attorno a dieci parole da proporre ai “pellegrini di senso”. Il 7 ottobre è andata in onda la prima puntata (le prossime due saranno i mercoledì successivi) che oltre alle canzoni inedite di Cristicchi ha offerto ai telespettatori una riflessione sull’umiltà e il coraggio.

Don Gigi, parlando con ilfattoquotidiano.it, si sofferma su altre parole: la bellezza, la leggerezza, la semplicità. Parte da qui per immaginare una nuova Chiesa: “Mi sento come don Lorenzo Milani che scelse di non uscire dalla Chiesa. Se voglio cambiare qualcosa devo starci dentro. Quando dopo sette anni di parroco sono andato in crisi e son venuto qui, molti parlavano male di me, ma io zitto zitto, sono andato avanti. Ho fatto vedere che si può fare in un altro modo. Amo molto la parola fedeltà che non significa non tradire il tuo uomo o la tua donna, ma letteralmente dall’ebraico significa ‘io non scapperò’. Un’altra Chiesa, un’altra spiritualità è possibile”.

Attorno a don Gigi parlano le opere d’arte che ha voluto appendere alle pareti della fraternità: su di una è citato Fabrizio De André “Non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo”. Ma c’è spazio anche per Bob Marley, Marcel Proust e Gianmaria Testa: “Romena – spiega il prete – è un laboratorio dove stiamo provando a capire qual è un nuovo stile di Chiesa, di comunità. Abbiamo bisogno di luoghi e persone che profumano di futuro”.

Il fondatore della fraternità ha le idee chiare sulla Chiesa e i cristiani di oggi: “Non faccio differenza tra chi crede o no in Dio, la differenza seria è se vedi uno in mezzo alla strada mezzo morto o vai via. Preferisco un ateo a un cristiano ipocrita, l’ha detto il Papa. Non sopporto la parola verità, le persone più schifose che ho conosciuto nella mia vita avevano in bocca questa parola”. Il futuro della Chiesa passa da Romena, da un luogo che non ha alcuna pretesa, ma offre a credenti e non la bellezza, il silenzio, l’ascolto.