Quando a marzo 2019 il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che lo Stato Islamico, dopo la riconquista di Baghuz da parte della coalizione a guida americana, non controllava più territori in Siria, molti, tra cui il presidente Usa, Donald Trump, avevano detto che il Califfato era stato “sconfitto al 100%”. In verità, cellule dormienti delle Bandiere Nere sono sopravvissute sia nel Paese degli Assad che in Iraq, continuando a compiere attacchi terroristici. Ma oggi i jihadisti sono tornati a imporre un controllo territoriale, seppur sporadico e simbolico, nell’area petrolifera di Deir Ezzor, contesa per mesi, arrivando anche a chiedere di nuovo il pagamento di tasse alla popolazione, come durante l’epoca del Califfato nero.

Secondo i racconti, i combattenti negli ultimi giorni hanno agito indisturbati nei villaggi di Busayr e Shuhayl, nelle campagne orientali della regione al confine con l’Iraq, in una zona controllata formalmente dalle forze curdo-siriane appoggiate dalla coalizione internazionale. Ed è proprio durante una di queste pattuglie che i miliziani sono riusciti a imporre agli abitanti della zona la riscossione della zakat. “Membri dello Stato Islamico hanno iniziato a girovagare per quelle zone – raccontano a Ilfattoquotidiano.it fonti locali vicine alle Forze Democratiche Siriane (Sdf) a maggioranza curda -, a ordinare alle donne di indossare abiti islamici e a pretendere il pagamento della zakat“.

Nonostante la zona sia pattugliata da milizie Sdf e dai militari della coalizione internazionale, le fonti spiegano che è molto difficile poterla controllare in maniera capillare e costante: “Daesh è tornato. Le Sdf e la coalizione sono lì, ogni settimana svolgono pattugliamenti militari e ogni giorno vengono arrestati membri di Isis. Ma stiamo parlando di una zona desertica, servono più soldati per controllarla tutta”.

La notizia apre nuovi scenari sulla lotta allo Stato islamico in Siria e Iraq. Mentre la coalizione pro-Assad, a guida russa, continua a fasi alterne l’offensiva nell’area di Idlib, dove si sono rifugiati combattenti delle fazioni ribelli al regime di Damasco, tra cui numerosi islamisti, le operazioni nelle aree del nord-est a prevalenza curda sono sostanzialmente limitate al pattugliamento da parte sia delle forze curde che della coalizione. Ma una rinascita del Califfato a macchia di leopardo può stravolgere i piani degli eserciti impegnati nella lotta al terrorismo in Siria e Iraq.

Twitter: @GianniRosini

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