Il gameplay
Finalmente, palla al piede, si può parlare di cosa restituisce questo capitolo di FIFA dal campo: la prima sensazione è sicuramente che anche quest’anno, purtroppo, sono parecchio premiati i giocatori veloci a discapito di quelli più muscolosi e con l’inserimento del già sopracitato dribbling agile questa sensazione non fa che aumentare.

Questo porta a parlare della fase difensiva, con la quale probabilmente si è fatto un passo avanti e mezzo indietro. Archiviate le problematiche riguardanti la troppa forza dell’IA di FIFA 20 lasciata a difendere da sola, ci si è mossi verso il limare la situazione con dei difensori che attaccano meno il portatore di palla se lasciati in balia di se stessi, ma che sono al tempo stesso posizionati in modo più intelligente. È una soluzione che non convince appieno, soprattutto con il notevole potenziamento del quale ha goduto tutta la manovra offensiva.

Difendere è diventato, insomma, ancora più difficile e con il nuovo dribbling trovare il tempismo giusto per togliere la palla incollata al piede di un Neymar, di un Mbappe o di un Cristiano Ronaldo può rivelarsi un inferno e non è detto che riusciate a farlo anche trovando il tempismo perfetto. Le numerose partite online finite con 6 o 7 gol distribuiti tra le 2 squadre parlano di un gioco che pensavamo di esserci lasciati alle spalle.

Come anticipato si tratta di una difesa che deve fare i conti con le nuove armi date in mano agli attaccanti che ora sfrutteranno davvero le loro stastiche intorno ai vari tiri e velocità, essendo più o meno bravi a inserirsi negli spazi. A questo aggiungiamo un’arma attiva: gli inserimenti creativi. Con la pressione di L1/LB e il movimento della levetta destra si può controllare la direzione di un inserimento del compagno, creando effettivamente occasioni che gli scorsi anni, semplicemente, non si potevano creare. Il problema sta nel fatto che l’anima un po’ più arcade di FIFA rispetto a PES e quindi il suo gameplay decisamente più “frenetico” restituisce la sensazione di non riuscire a sfruttare pienamente questa nuova feature.

Un gameplay che si dovrà sistemare durante l’anno presumibilmente, perché tutte questi piccoli fattori, sommati, portano a un ancora più incisivo gap tra un giocatore normale e una superstar e potete ben immaginare cosa vuol dire in ottica di Ultimate Team: ok in una partita normale, ma non tutti possono permettersi un tridente Neymar, Messi, Mbappe quando si parla di spendere (faticatissimi) crediti. Al di là dei nomi altisonanti sono comunque problematiche notate anche durante l’esperienza in carriera dove non sono per niente mancate partite con tabelloni tennistici, anzi.

La vera pecca sta proprio insita nel fatto che, quando si parla di FIFA, si parla sempre di difesa e attacco, mai del centrocampo, questo proprio per il fatto che il centrocampo sembra essere totalmente ignorato. In un gameplay che premia la velocità, le skills, i dribbling e l’individualità contrapposti a un affannosa rincorsa al bilanciamento della difesa, il centrocampo sembra uno spettatore passivo che assiste a questo spettacolo di contropiede contro contropiede (perdonate lo scoglilingua). Un sistema di fisica che proprio non vuole saperne di sistemarsi completamente e causa continui rimbalzi flipperistici, non aiuta in tal senso.

Non stupisce poi che negli ultimi capitoli la “formazione meta” sia il 4-2-3-1 non per l’efficacia e la densità del centrocampo, ma perché in pratica permette di avere 6 difensori e 4 attaccanti.
Il fatto che quest’anno si può tornare a colpire di testa in modo decente ridarà sicuramente nuovo sprint al gioco sulle fasce non più usate solo per rientrare e tirare o per tenere la palla vicino alla bandierina all’ottantanovesimo, ma a parte quello la situazione non sembra mutata più di tanto.

Conclusioni
Il comparto grafico rimane bene o male immutato, ma sappiamo bene come ormai le consoles dell’attuale generazione siano spremute fino all’osso e anzi, senza una Playstation 4 in versione PRO si avverte quasi un po’ di fatica. La telecronaca è ancora affidata a Pardo e Nava e non è cambiata di una virgola.

In conclusione sì, FIFA 21 è un capitolo di passaggio, ma fino a un certo punto. Le modifiche ci sono state, ma non sempre in meglio. Dopo FIFA 20 ci si aspettava un ulteriore spostamento verso un lido simulativo, ma si è tornati a una visione di gioco un po’ più arcade lasciando ancora una volta aperta la porta a una decisione su quale dei 2 giochi di calcio acquistare a seconda dei gusti, soprattutto in previsione delle versioni Playstation 5 e Xbox Series X.

La costruzione della squadra dei propri sogni in FUT resta una chimera per chi vive un mix tra il non avere troppo tempo di giocare e non avere troppi soldi da spenderci sopra: la distribuzione delle partite rimane divisa tra Rivals durante la settimana e Weekend League costringendo il giocatore a un impegno da MMORPG per ottenere davvero risultati non condizionati dal lato gatcha del titolo.

Senza tirare per forza in ballo Ultimate Team a tutti costi, FIFA 21 si presenta comunque come un gioco che ha migliorato la sua fluidità e i movimenti dei protagonisti, ma come già scritto ci si aspettava forse una continuità nel viaggio verso la simulazione di un prodotto che, volente o nolente, continua a strizzare l’occhio all’arcade.

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