Non rifinanziare gli ecoincentivi per il resto del 2020 vanificherà i buoni risultati fatti registrare dal mercato a settembre. Lo sostengono Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere, e Federauto, che rappresenta i concessionari: “Si tratta di una scelta che sfiora l’autolesionismo, visto che gli incentivi già varati e presto esauriti non solo hanno ravvivato un mercato in fortissima crisi e salvato posti di lavoro, ma hanno prodotto in poche settimane un maggiore incasso per lo Stato e contribuito positivamente al PIL”, si legge in una nota ufficiale: “Le misure, che si sono complessivamente autofinanziate, hanno infatti fruttato ulteriori 58 milioni di euro incrementali in gettito IVA, oltre ai maggiori introiti legati all’immatricolazione dei veicoli, tra cui l’IPT. I dati diffusi nei giorni scorsi sulla confortante ripresa del mercato grazie agli incentivi – hanno aggiunto le Associazioni rappresentative della filiera industriale e commerciale del settore automobilistico italiano – sono la dimostrazione tangibile di quanto sia stato efficace questo strumento. Rispetto al mese di settembre dello scorso anno assistiamo, nello stesso periodo, all’immatricolazione di oltre 13.600 vetture in più (+9,5%) e ad un incremento del 47,4% di auto rottamate. Inoltre, il beneficio ambientale è palpabile: le emissioni medie di CO2 delle vetture immatricolate sono scese a livelli minimi (da 118,4 a 105,6 g/Km), circa l’11% in meno”.
Secondo le due associazioni, sarebbe necessario un intervento urgente da parte del Governo al fine di sostenere un settore, quello dell’auto, che vale il 10% del PIL nazionale e da cui dipendono migliaia di piccole e medie aziende. “In questa fase particolarmente delicata per l’economia nazionale, non rifinanziare una misura così importante sarebbe un errore imperdonabile”, concludono Federauto e Unrae: “Vanno garantite norme efficaci e di lungo periodo che consentano al consumatore la necessaria chiarezza per non deprimerne la propensione all’acquisto e agli operatori del settore una adeguata pianificazione delle proprie attività produttive e commerciali. Chiediamo, pertanto, al Governo di assicurare che i fondi esauriti o in via di esaurimento vengano rifinanziati per i restanti mesi del 2020 con l’obiettivo di non disperdere i volumi incrementali ottenuti con gli incentivi e quindi assicurare un ritorno certo sull’investimento pubblico fatto continuando anche il cammino virtuoso intrapreso di riduzione delle emissioni ambientali”. Le due associazioni dichiarano, infine, di essere pronte a condividere con il Governo le proprie proposte strategiche e pluriennali per sostenere il processo di decarbonizzazione e accompagnare la transizione della mobilità verso le emissioni zero.
Ai moniti di Federauto e Unrae fa eco quello del Centro Studi Promotor (CSP), che parla di “clamoroso autogoal dello Stato per il mancato rifinanziamento degli incentivi di autovetture nella fascia con emissioni comprese tra 91 e 110 grammi di CO2 al chilometro. Gli incentivi a carico dello Stato per le autovetture ricadenti in questa fascia di emissioni erano fissati in 1.500 euro per gli acquisti con rottamazione e 750 euro per quelli senza rottamazione. Si tratta di cifre largamente inferiori al gettito IVA che proviene dalla vendita di un’autovettura con emissioni di CO2 comprese tra 91 e 110 g/km”. Per il CSP il rifinanziamento degli incentivi per la suddetta fascia di autovetture, la più richiesta dal mercato, “darebbe un contributo notevole al ridimensionamento del calo del gettito iva derivante dalla vendita di autovetture nuove nel 2020”. Secondo le stime del Centro Studi Promotor, “nel 2019 questo gettito è ammontato a 7,9 miliardi. Nel 2020, con il venir meno degli incentivi per la fascia di auto sopra indicata, questo gettito potrebbe ridursi a 5,2 miliardi, con un calo rispetto al 2019 di 2,7 miliardi”.