La Corte d’Appello di Milano ha rigettato la richiesta della Procura Generale di condannare Marco Carta a otto mesi di carcere per il furto di sei maglie, dal valore di 1.200 euro, alla Rinascente di Milano, episodio avvenuto il 31 maggio 2019. Ha confermato la sentenza del Tribunale di un anno con l’assoluzione del cantante sardo: “Sono stato molto male. Ho avuto ripercussioni sulla salute mentale e fisica, non voglio entrare nei dettagli, ma lo stress si è fatto sentire. Quella giornata e quello che ne è seguito sono stati un trauma. Mi ha fatto male che sia stato un caso così mediatico e l’accanimento dei leoni da tastiera che mi hanno insultato mischiando le accuse di essere ladro con insulti omofobi pesanti“, ha dichiarato al Corriere della Sera.
“E’ stato difficile gestire la preoccupazione di mia nonna per il processo: è morta ad aprile ed è la donna che mi ha cresciuto quando ho perso mia madre e mi sono trovato solo, a 10 anni. Era viva quando ho vinto in primo grado, ma ha fatto in tempo a sapere che il Pm aveva fatto ricorso. Diceva: ma quando finirà? Questo era il mio incubo al quadrato. Un paio di persone che si sono allontanate in questi mesi e ho perso delle occasioni di lavoro. Avrei apprezzato più coraggio. Io ne ho avuto”, ha aggiunto l’ex vincitore di Amici di Maria De Filippi.
Nel corso dell’intervista con Candida Morvillo ha ricordato il giorno del furto alla Rinascente: “Una serata spensierata. C’era tantissima gente, faceva caldo e avevo una cena la sera e invece sono tornato a casa alle quattro di notte, dopo essere stato trattenuto per ore. Ricordo che, prima, avevo fretta di fare la spesa, era una serata normale, una di quelle in cui non può succedere niente di brutto: stai facendo shopping, sei sereno, gli amici e il fidanzato ti aspettano a casa… Invece mi sono trovato in un incubo. Ho pensato di essere su Scherzi a parte, era troppo assurdo. Non mi sono accorto che Fabiana (Muscas, ndr) aveva rubato le cose, l’avrei impedito. Con lei non c’è proprio più rapporto.”