I finanzieri di Messina hanno scoperto una maxi frode fiscale, che avrebbe permesso al noto imprenditore Antonino Giordano di evadere oltre 15 milioni di euro tra IVA, imposte sui redditi, sanzioni e interessi. Al momento il Gip ha accolto la richiesta della procura e ha disposto il sequestro di 6,5 milioni di euro. La frode fiscale, secondo le indagini, sarebbe stata perpetrata grazie alla presenza di ben 13 aziende, con sede a Messina e sedi legali dislocate (solo formalmente) nel resto d’Italia, tramite cui si realizzava un vorticoso giro di trasferimenti finanziari. Tante società che costituivano però un solo, importante gruppo del noto imprenditore Giordano, 52 anni, del fratello Giacomo, classe ’71, e riferibile anche a una “testa di legno”, che lavorava nei più svariati settori commerciali: edile, delle pulizie, dei trasporti, alberghiero, della ristorazione e della grande distribuzione.
L’analisi dei flussi bancari e della documentazione amministrativo-contabile della principale realtà societaria e delle altre 12 “diramazioni” ha consentito agli investigatori di leggere in maniera unitaria il complesso schema ideato per frodare le casse dell’erario: il sistema infatti prevedeva il trasferimento di ingenti somme di denaro intercompany dai conti correnti della società debitrice dell’erario – peraltro, all’epoca, titolare di un significativo appalto, per ben 13 milioni di euro circa, con un importante ospedale del nord, per il servizio di pulizia e sanificazione – ai conti correnti delle altre realtà societarie del gruppo, svuotandone così le casse e minandone la relativa solidità finanziaria. Inoltre, il ramo d’azienda, che si occupava dell’appalto milionario con un ospedale del nord, era già stato ceduto (alla cifra irrisoria di 20mila euro) a una società neo costituita, sempre riferibile al medesimo gruppo imprenditoriale. In questo modo, fatti sparire i soldi e un ramo d’azienda particolarmente redditizio, la riscossione coattiva per i debiti erariali accumulatisi nel tempo era del tutto compromessa.