Secondo i dati raccolti dalla società di analisi di mercato Counterpoint, la pandemia da Coronavirus ha portato a un boom dei servizi musicali in streaming, che hanno conosciuto una crescita enorme rispetto allo scorso anno. In vetta resta sempre Spotify, tallonato da Apple Music e, un po' più staccato, da Amazon Music.
Il mercato dei servizi di streaming musicale ha conosciuto un boom sostanziale nel primo trimestre dell’anno, da gennaio a marzo, complice ovviamente anche l’attuale pandemia da Coronavirus e il conseguente lockdown che ha chiuso in casa milioni di persone in tutto il mondo. Un’accelerazione fortissima, che nel secondo trimestre (da aprile a giugno) ha conosciuto un leggero rallentamento, pur restando di molto superiore all’andamento del 2019. Questo almeno è quanto affermano i dati raccolti da Counterpoint Research, autorevole società di analisi dei mercati.
Scendendo più nel dettaglio, gli abbonamenti a pagamento sono cresciuti del 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nel secondo trimestre, grazie anche al lento declino della pandemia avvenuto man mano che ci si avvicinava all’estate e alla caduta della quasi totalità delle restrizioni tra maggio e giugno, l’aumento anno su anno è stato del 29%, con un andamento quindi comunque elevatissimo. Per quanto riguarda i ricavi il secondo trimestre ha anche fatto segnare una leggera flessione rispetto al primo, pari al 2%, anche se il segno rispetto all’anno precedente è rimasto fortemente positivo (+13%).
Insomma il boom innescato dall’isolamento domestico sembra aver attivato un meccanismo espansivo che non ha poi rallentato molto, anche se probabilmente i dati del terzo trimestre, da luglio a settembre, potrebbero essere ancora più bassi. Se però il settore ha conosciuto un’espansione fortissima, questa non ha cambiato i rapporti di potere tra i diversi servizi competitor.
Per quanto riguarda gli abbonamenti infatti Spotify continua a occupare la vetta col 34% del mercato, seguita da Apple Music al 21%. Terzo gradino del podio infine per Amazon Music, che detiene una fetta di mercato del 15%. Molto più lontano il servizio di YouTube, Music, che al momento deve accontentarsi del 5%.