Abbiamo provato il nuovo quadriciclo 100% elettrico della casa francese il cui listino, con ecobonus statale, parte da 5.430 euro. L'autonomia è di 75 chilometri, i tempi di ricarica da una normale presa 220 V sono di tre ore. Il numero uno di Psa Italia Gaetano Thorel: "è una possibile risposta alla necessità di spostarsi nei centri urbani in maniera sostenibile". Presente al debutto ufficiale anche Olivier François, presidente di Fiat e ambasciatore del gruppo FCA in procinto di fondersi con PSA
“La ragion d’essere della nostra azienda è dare ai clienti una mobilità ecosostenibile, accessibile a tutti e redditizia a livello industriale”, dice Gaetano Thorel, numero uno di PSA in Italia, la multinazionale francese che raggruppa i marchi Citroën , DS, Opel e Peugeot. Un assunto che vale anche per la nuova Citroën Ami, inedito quadriciclo 100% elettrico pronto a sfidare scooter e minicar sul terreno di battaglia della jungla urbana. Un mezzo di forma cubica, sbarazzino fuori e relativamente spazioso dentro, che fa della sua compattezza (la Ami è lunga 2,41 metri, larga 1,39 e alta 1,52) un punto di forza e vuole far gola al pubblico con un prezzo allettante: con ecobonus statale, il listino parte da 5.430 euro. La Ami sarà nelle concessionarie da metà novembre, prime consegne a gennaio.
La Ami “è un esercizio tecnico che punta a fornire una possibile risposta alla necessità di spostarsi nei centri urbani in maniera sostenibile. È un prodotto a zero emissioni dal prezzo addirittura ‘non automobilistico’, ma con alcuni punti di forza tipici di un’automobile”, spiega Thorel, aggiungendo che la Ami vanta “tecnologia, sicurezza e comfort difficili da trovare altrove a questo prezzo. E si rivolge tanto ai giovani, che la possono guidare già a 14 anni col patentino AM, quanto a un pubblico più maturo, che magari vuole proteggersi dal freddo – la Ami ha un impianto di riscaldamento – e dalla pioggia dei mesi più rigidi”.
Il design simmetrico (anteriore e posteriore sono uguali, così come le portiere) non è solo questione di stile: serve a mantenere il più possibile bassi i costi di produzione. L’individualità, però, è salvaguardata dalle sette versioni disponibili e dai quattro kit di personalizzazione. Le plastiche interne sono inevitabilmente rigide, ma l’insieme appare abbastanza solido. Ottima l’accessibilità a bordo e discreto lo spazio interno per le spalle, grazie al sedile del passeggero leggermente arretrato rispetto a quello del driver.
L’abitacolo, peraltro, è molto arioso per via delle generose superfici vetrate e del tetto panoramico, di serie. La nicchia ricavata ai piedi del passeggero permette di riporre un trolley ed è presente un’altra zona d’alloggiamento nella parte posteriore. La dotazione si può arricchire con un altoparlante Bluetooth removibile, posto dinanzi la strumentazione digitale e collegabile allo smartphone, che ha un punto di fissaggio a centro plancia e fa da radio e gps.
L’erogazione del motore da 6 kW di potenza è pronta e piacevole: l’unità motrice consente di viaggiare a una velocità massima 45 km/h ed è alimentata da una batteria a litio da 5,5 kWh (garantita 8 anni), situata sotto al pianale e ricaricabile in tre ore tramite una presa di corrente standard da 220V. L’autonomia? Circa 75 km, più che sufficienti per coprire le tratte urbane. Alla guida si apprezza il buon confort di marcia, specie quello acustico, ma lo sterzo appare troppo demoltiplicato e costringe mani e braccia a fare gli straordinari per svoltare.
“I giovani si approcciano alla mobilità in maniera diversa rispetto a quanto accadeva prima e hanno una maggiore apertura mentale per l’auto a batteria, nonché una più sviluppata sensibilità ambientale”, sostiene Thorel, “ma, al contempo, concepiscono meno la proprietà di un veicolo, il cui utilizzo avviene sotto forma di noleggio o car sharing”. Concetti che vanno a braccetto con la filosofia progettuale e commerciale della Ami.
Per il momento la Ami resterà un’esclusiva del marchio del Double Chevron, che non avrà “gemelle” nella gamma dei marchi di PSA: “Ogni brand del nostro gruppo ha il suo genoma e una vettura di questo genere, con queste caratteristiche innovative, può nascere solo con marchio Citroën , al cui dna attinge a piene mani”, dice Thorel: “Anche perché quello dei quadricicli urbani non è un mercato così grande” da richiedere altri modelli come la Ami fatti da Peugeot od Opel.
Va specificato, comunque, che la Ami è sì un mezzo integrato nella gamma Citroën , ma viaggia parallelamente ad essa per quanto riguarda il conteggio delle emissioni medie di gamma: essendo un quadriciclo, infatti, non viene considerata insieme agli altri modelli dell’offerta del Double Chevron. In altri termini, quella della Ami non è un’operazione furba che consenta di avere a catalogo un modello a zero emissioni in grado di abbassare sensibilmente l’impronta di carbonio del costruttore (la stessa su cui, in caso di sforamento dei limiti, vengono calcolate eventuali sanzioni da parte della UE). Piuttosto, è il tentativo di Citroen di lanciarsi in un segmento che finora era rimasto inesplorato dal costruttore – ma non dalla concorrenza, come dimostra la Renault Twizy – e che contribuisce a rendere ancora più green l’immagine della marca.
C’era anche Olivier François, Presidente di Fiat e ambasciatore del gruppo FCA (pronto a fondersi con PSA), a rendere omaggio alla Ami, fra le protagoniste della Milano Design City, appena terminata. Qui è stata esposta la «Ami ❤️ Milan», un esemplare unico ispirato alla città meneghina e realizzato da Gaetano Di Dio, designer diplomato al Istituto Europeo di Design. La sua opera su base Ami ha vinto su altri sette progetti concorrenti, votati dal pubblico dei social. Merito della grafica geometrica e razionale dai colori vivaci, che riproduce i simboli più rappresentativi di Milano.