Nuovo lockdown se viaggiamo a questo ritmo di contagi? Direi di no. Abbiamo in campo tutte le competenze e tutta la preparazione per evitarlo. Forse bisognerà imporre alcune restrizioni a livello locale o temporale, come la riduzione di apertura di bar e di ritrovi. L’impatto delle nuove misure del governo le vedremo tra un paio di settimane“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, da Andrea Crisanti, direttore del dipartimento Medicina Molecolare e Virologia dell’università di Padova.

Crisanti concorda con l’inutilità del doppio tampone negativo, come annunciato dal Cts, ma ribadisce la necessità di un maggiore numero disponibile dei tamponi: “Sono l’unico strumento di diagnosi che abbiamo per fare sorveglianza attiva. Considerate che su 130mila tamponi che facciamo ogni giorno in Italia il 30% serve per lo screening del personale sanitario, mentre il 30-35% è destinato al controllo di persone già infette – spiega – Rimane soltanto il 40% dei tamponi disponibili per fare sorveglianza attiva. Sono piuttosto pochi, se teniamo conto che più casi ci sono, più i nuovi casi assorbono la quota dei controlli dei malati. E, in più, per ogni persona che sta male, c’è la necessità di controllare perlomeno 15-20 persone. Quindi, su 5mila persone individuate ieri teoricamente sono necessari almeno 100mila tamponi liberi“.

E aggiunge: “I tamponi rapidi hanno una sensibilità tra il 65% e l’80%. E’ chiaro che hanno un campo di applicazione diverso rispetto ai tamponi normali: sono, ad esempio, molto utili nello screening nelle scuole e nelle comunità. Ma il tampone rapido non può essere assolutamente utilizzato per circoscrivere un focolaio. Il numero attuale dei contagi? L’importante è rimanere con un numero costante di casi. Il problema si potrebbe avere se i casi aumentassero. Se per un mese restassimo con 5mila casi al giorno, avremmo un risultato incredibile, perché non è tanto il numero di casi che conta, quanto la dinamica dell’aumento“.

Crisanti chiarisce, infine, le discusse dichiarazioni che ha reso ieri a “In mezz’ora” (Rai Tre): “Ho detto che è sorprendente che il Comitato Tecnico Scientifico non sia rappresentato dal mondo accademico e scientifico italiano. Per carità, non ho voluto esprimere assolutamente un giudizio sulle persone che ci sono. Dico solo che tanti ricercatori hanno operato sul campo in questi mesi e la loro esperienza potrebbe essere utile. Lo ha affermato anche il viceministro della Salute Sileri“.

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