Secondo indiscrezioni riportate da alcuni media statunitensi il dipartimento di Giustizia sarebbe in procinto di aprire un procedimento nei confronti di Google per violazione delle regole antitrust. Il procedimento dovrebbe focalizzarsi sull’abuso di posizioni dominanti. Secondo quanto riporta Politico nel mirino ci sarebbe anche la divisione advertising e tra le possibili richieste del dipartimento potrebbe esserci anche la cessione del browser “Chrome”. Come segnala il sito Axios riusicire a dimostrare comportamenti monopolistici a carico dei colossi del web è particolarmente complesso poiché molti dei servizi sono formalmente offerti a titolo gratuito, sebbene poi consentano di raccogliere immense quantità di dati sugli utenti che possono essere rivendute, principalmente a fini pubblicitari.
Il dipartimento di Giustizia potrebbe muoversi già in settimana a meno che non prevalgano considerazioni di tipo politico. L’imminenza delle elezioni presidenziali potrebbero sconsigliare un attacco diretto contro un’azienda politicamente esposta. Tutto potrebbe essere rimandato a dopo il voto. Per contro questa potrebbe l’ultima occasione di agire contro Google per l’amministrazione Trump. La settimana scora la camera dei Rappresentanti Usa ha diffuso un dettagliato report sui colossi del web da cui emerge una lunga lista di comportamenti scorretti e abusi di potere. Nel rapporto si auspica un’azione delle competenti autorità per ridurre il potere monopolistico di soggetti come Apple, Amazon, Facebook e, appunto, Google.
Nel frattempo l’Unione europea starebbe lavorando a una nuova normativa dedicata proprio ai pesi massimi del web. Bruxelles starebbe stilando una lista di almeno venti aziende, tra cui le stesse Apple, Amazon, Google e Facebook a cui applicare regole più severe per scongiurare il consolidamento e/o mantenimento di posizioni monopolistiche. Tra le prerogative che verrebbero attribuite all’antitrust europeo anche quello di obbligare alla cessione di divisioni. Le notizie di questi giorni non sembrano tuttavia preoccupare troppo gli investitori, almeno per ora. Titoli come Amazon e Google si stanno riavvicinando ai loro record storici.