È ormai impossibile, un secolo dopo, ridare la vita ai militari fucilati durante la Grande Guerra per non aver rispettato la disciplina imposta dal generale Luigi Cadorna, responsabile della rotta di Caporetto. Ma si può ridare loro l’onore. Basta una legge dello Stato che faccia giustizia di tante esecuzioni avvenute nel periodo più buio del primo conflitto mondiale e che hanno avuto come vittime militari condannati senza un processo giusto. È quello che chiedono la senatrice e scrittrice Tatjana Rojc, eletta per il Pd nel 2018 nella circoscrizione Friuli-Venezia Giulia, promotrice di un disegno di legge, e l’ex sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone, dei Verdi.
Quest’ultimo ha deciso di iniziare – dal 12 ottobre – un digiuno per spingere il Parlamento a riavviare l’iter di una riabilitazione di massa a favore di tanti soldati uccisi non dai nemici, ma dal “fuoco amico” segnatamente da un plotone di esecuzione. “L’avevo annunciato a maggio, quando era ripresa la discussione sul disegno di legge della senatrice Rojc. Adesso inizio il digiuno perché la Commissione Difesa del Senato esamini la proposta e invii un testo all’aula di Palazzo Madama”. Corleone aggiunge: “Trovo assolutamente indecente che neppure nell’occasione del centenario della conclusione della Grande Guerra si sia affrontata la ferita costituita dalle tante uccisioni decise dai Tribunali militari speciali sulla base delle circolari del generale Cadorna”. C’è un’ampia letteratura su quelli che appaiono come autentici crimini commessi in nome della disciplina. “Non è ammissibile il silenzio e l’omertà di fronte ai soldati vittime del militarismo ottuso. Vent’anni fa cominciai a occuparmene predisponendo un ordine del giorno per la Commissione Difesa della Camera. La scorsa legislatura una proposta di legge fu approvata all’unanimità a Montecitorio, ma si impantanò a Palazzo Madama per obiezioni formalistiche se non pretestuose”. Adesso, arrivati a metà legislatura, il provvedimento non è ancora stato licenziato per l’approvazione.
Sono stati sentiti storici come Damiano Leonetti, Marco Cavallarin e Guido Crainz, o magistrati militari come Marco De Paolis e Maurizio Block, procuratori rispettivamente presso la Corte militare di appello e presso la Corte di Cassazione. “Gli esperti hanno espresso in prevalenza giudizi positivi sul disegno di legge e hanno condiviso l’impostazione che si colloca nell’alveo delle cosiddette ‘leggi memoriali’, per la riabilitazione morale e la tutela della memoria dei soldati. Ma la presidente della Commissione Difesa, Roberta Pinotti (ex ministro della Difesa, ndr) si è riservata di proporre alla Commissione un ‘nuovo testo’”. Corleone conclude dicendo di avere la nuova bozza, ma l’ha trovata “non rassicurante, dato che scompare il riferimento all’art. 27 della Costituzione che non ammette la pena di morte e il richiamo al giusto processo: grave è la mancanza del principio della restituzione dell’onore alle vittime sacrificate sull’altare della cieca obbedienza a ordini spesso criminali e sbagliati”.
Dal canto suo, la senatrice Rojc aveva dichiarato: “Quello fu un capitolo della nostra storia più dolente, vissuta sulla terra del Friuli Venezia Giulia durante la Grande Guerra. La restituzione dell’onore ai cosiddetti ‘fusilaz’ di Cercivento è il pagamento di un debito ancora sospeso, per le vite strappate a giovani ingiustamente accusati di viltà”. Si riferiva alla fucilazione “per l’esempio” di quattro alpini del battaglione Monte Arvenis, 109 Compagnia dell’Ottavo Reggimento, una storia ricostruita anche da un docufilm della Regione Friuli. Ma la legge ha uno scopo più generale: “La restituzione dell’onore agli appartenenti alle Forze armate italiane fucilati senza le garanzie del giusto processo, con sentenze emesse dai tribunali di guerra” e l’avvio di una “ricerca storica volta alla ricostruzione delle drammatiche vicende del primo conflitto mondiale con specifico riferimento ai tragici episodi dei militari condannati alla pena capitale”.