Daniele Maver, 63 anni romano, è presidente e amministratore delegato di Jaguar Land Rover Italia dal 2007. Addirittura un anno prima che l’azienda inglese fosse acquistata dagli indiani di Tata, che l’hanno poi rilanciata. Senza dubbio, uno dei casi più longevi di managerialità ai massimi livelli nel nostro Paese. Lo abbiamo incontrato a margine della Barcolana, il tradizionale evento velico triestino che purtroppo quest’anno è stato annullato per maltempo. “Barcolana e Land Rover è un connubio ormai consolidato, è dal 2013 che siamo sponsor, anche perché il nostro è un marchio che ha molte affinità con nautica e vela. Barcolana in più è unica, perché non legata a regole precise: è evento a cui tutti possono partecipare, a prescindere da chi vince. Un pò come succede ai nostri raduni di appassionati”, ci spiega.
Questa è stata anche l’occasione per il debutto della versione corta, la 90, di un’icona come il Defender. Che impatto commerciale avrà?
Arriverà a gennaio, c’è grossa attesa. Storicamente ha sempre pesato per il 75% delle vendite di Defender, ma ora che il modello è posizionato più in alto come prezzo (la 110 parte da 57 mila euro e la 90 da 51.000, ndr) la situazione potrebbe riequilibrarsi. Per quanto riguarda la versione 110 che è già in commercio la clientela è divisa tra puristi ed entusiasti, ma abbiamo comunque 150 ordini al mese: più di quanto avevamo previsto, e infatti come si dice in gergo tecnico siamo in short supply. Un pò per le tante richieste, un pò per dei focolai di Coronavirus nelle fabbriche che hanno rallentato la produzione.
Come pure diversi modelli elettrificati che avrebbero dovuto debuttare subito dopo l’estate, giusto?
Abbiamo fatto grossi investimenti sull’elettrificazione, i cui frutti sono stati posticipati a causa dell’emergenza Covid. Ma entro i prossimi sei mesi tutti i suv della nostra gamma avranno l’opzione mild hybrid, cui seguiranno entro fine 2021 le varianti ibride plug-in. Per le berline invece bisognerà aspettare ancora un pò.
Sul versante emissioni zero l’agenda cosa prevede?
Riguardo le elettriche pure, la nostra filosofia è di progettarle direttamente con powertrain elettrico, e non di adattare modelli pre esistenti. Dopo la I-Pace, che purtroppo procede lentamente dal punto di vista commerciale con 200 macchine all’anno in Italia, la futura sostituta dell’ammiraglia XJ sarà la seconda vettura a emissioni zero di Jaguar, e arriverà nell’estate del 2021.
In effetti vendite di vetture elettriche, seppur in aumento, ancora non hanno raggiunto volumi importanti. Come sbloccare la situazione?
Le autorità europee, oltre a mettere la pistola alla testa dei costruttori per obbligarli ad abbassare le emissioni, dovrebbero pensare anche a fornire le infrastrutture necessarie per la diffusione della mobilità elettrica. Penso ad esempio alle colonnine fast, che consentono ricariche in tempi non biblici. Non bisogna però dimenticare che i nuovi diesel Euro 6d hanno livelli di emissioni molto bassi specie nei percorsi extraurbani e ancora hanno un peso decisamente importante nella nostra mix di mercato.
Eppure, gli incentivi che erano stati concessi per i motori a combustione più virtuosi non saranno riconfermati.
Il non rifinanziamento degli incentivi è francamente imbarazzante, perché hanno funzionato bene. L’immagine del Paese all’estero non ne trae certo giovamento . Il Covid inizialmente aveva colpito più i marchi generalisti che quelli premium come il nostro, ma gli incentivi hanno riequilibrato la situazione. Ripeto, è difficile pensare che non ci siano i fondi per rifinanziarli. Ma bisognerebbe anche mettere mano ad altre cose, tipo gli ammortamenti per le auto aziendali, la cui deducibilità in Italia è più bassa rispetto al resto dell’UE: una situazione che dev’essere sanata.
Che succederà ora al mercato?
Il secondo semestre 2020 sarà unguale a quello del 2019: ormai le 500 mila auto perse durante i mesi di lockdown sono, appunto, perse. E non verranno recuperate. Noi come JLR in Italia prevediamo un meno 25% nelle vendite a fine anno, passando da 20 mila a 15 mila auto immatricolate. Così come la Brexit, che ad esempio ci avvantaggerà sul mercato domestico inglese ma avrà l’effetto contrario su tutti gli altri, anche il Covid ha evidenziato nuove tendenze. Oltre al PIL, che diminuirà del 9% quest’anno generando disoccupazione e problemi sociali, sul versante mobilità sono da registrare i grandi limiti di funzionamento evidenziati da formule come ad esempio il car sharing, che fanno perdere soldi a chi ci punta.
In chiusura, i due tormentoni che vi riguardano in questo momento. L’azionista di maggioranza Tata sta pensando a un passo indietro? E ancora, farete quel piccolo sport utility di cui ormai si parla da tempo?
Tata rimane un azionista solido, non ci sarà alcun disimpegno nonostante la difficile situazione derivante da Brexit e pandemia. Per quanto riguarda il fantomatico baby suv ne sento parlare da dieci anni, però poi non compare in nessun piano prodotto presente o futuro. Dunque per ora non si fa. Comunque, entro la fine dell’anno il nostro nuovo Ceo Thierry Bolloré ci comunicherà il piano strategico per gli anni a venire.