L’Ocse ha approvato oggi le linee guida per una riforma della tassazione delle multinazionali. Secondo le stime la riforma potrebbe garantire un gettito aggiuntivo di 100 miliardi di dollari a livello globale, circa il 4% in più in di quanto avviene attualmente. Il documento si pone l’obiettivo di far pagare le tasse nel paese in cui i profitti vengono realizzati. Quindi di contrastare alcune pratiche abituali delle multinazionali che, attraverso operazioni di compravendita tra le diverse filiali, riescono a spostare gli utili nei paesi con aliquote bassissime o inesistenti. Una pratica particolarmente frequente tra i colossi del web (poiché la compravendita di algoritmi o software il cui valore è spesso fissato in maniera arbitraria semplificano molto queste operazioni) ma non solo.
Per farlo si terrà conto del luogo in cui vengono effettuate le vendite indipendentemente da dove si trovi la sede dell’azienda. Inoltre viene proposta l’introduzione di una aliquota base che ogni multinazionale sarà tenuta a pagare indipendentemente da dove ha sede. Secondo l’Ocse il nuovo regime fiscale avrebbe un impatto minimale sugli investimenti con un effetto negativo sul Pil globale di un modesto 0,1%. Tuttavia la riforma è per ora congelata in attesa di un via libera politico da parte dei governi dei 135 stati membri. In particolare un’approvazione avverrà soltanto dopo le elezioni statunitensi. L’Ocse ha posticipato di sei mesi l’approvazione del pacchetto.
Il progetto di riforma è stato criticato da diverse associazioni, sia per i ritardi che per la timidezza con cui interviene sul problema. Tax Justice Network ha ricordato come ogni anno le multinazionali sottraggano al fisco circa 500 miliardi di dollari di gettito e come il rinvio dell’approvazione si scontri con la fase di emergenza indotta dalla pandemia. L’economista Gabriel Zucman ha stimato che il 40% dei profitti aziendali vengono dirottate verso paradisi fiscali. Solo gli Usa perdono ogni anno a causa di queste pratica circa 25 miliardi di dollari. Inoltre, i benefici della riforma andrebbero quasi esclusivamente ai paesi ricchi, dove hanno sede la quasi totalità delle multinazionali. Deluso il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz che ha affermato: “la proposta dell’Ocse è inadeguata e fa il gioco di multinazionali e paesi che le sostengono”