Scuola

Scuola, il buon senso è andato a tal paese! Basta con l’incosciente teatrino del terrore

“A scuola, come ovunque, serve buon senso. In classe si possono tranquillamente prestare astucci, pennarelli, matite, quaderni, libri, fogli. Basta igienizzarsi le mani. Come ha ricordato il Comitato tecnico-scientifico, non serve alcun prodotto specifico nella gestione del materiale scolastico. È sufficiente rispettare le regole sanitarie. Lo abbiamo già ribadito e lo faremo ancora. Mi raccomando: utilizziamo il buon senso”.

Sono le parole della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina scritte ieri sulla sua pagina Facebook. Non arrivano a caso. L’inquilina di viale Trastevere non si è svegliata male di domenica. Ha deciso di scrivere queste poche ma risolutive righe perché il buon senso in queste ultime settimane spesso è stato sacrificato dalla messa in scena della sicurezza decisa da molti (non tutti per fortuna) dirigenti scolastici.

In queste settimane abbiamo raccolto testimonianze di mamme che si sono trovate il figlio a scuola senza poter far nulla perché, avendo dimenticato l’astuccio, la maestra non gli ha prestato una penna. Ma c’è anche chi non ha toccato la borraccia di una bambina e l’ha lasciata a bocca asciutta per ore. E poi ci son quelli che pensano di lasciare le verifiche a decantare e c’è chi non tocca alcun foglio per paura di prendere il virus.

Il problema è che a realizzare questo incosciente teatrino del terrore da virus sono degli insegnanti che ubbidiscono a testa bassa ai loro presidi. Qui ci sono due problemi.

Il primo: un maestro, un professore dovrebbe essere il primo ad essere informato sui reali rischi che si corrono. Chi educa si deve educare. Chi istruisce dev’essere istruito. In questa fase chi sta in cattedra deve fare uno sforzo in più: studiare, leggere i quotidiani, conoscere i documenti emessi dal ministero dell’Istruzione, dal Comitato tecnico scientifico, dall’istituto superiore di sanità. E ancor più lo devono fare i dirigenti scolastici che hanno il compito di dare indicazioni precise, reali ai loro docenti.

Il secondo problema: ci son troppi docenti che non si oppongono alle scelte a volte scellerate dei loro dirigenti. Potremmo tornare alle parole di don Lorenzo Milani: “L’obbedienza non è più una virtù”. Non lo è soprattutto ora.

In questo momento abbiamo il dovere, come ci ricorda la ministra, di uscire dal tunnel della paura e di dare gambe al buon senso. Dobbiamo prima di tutto pensare ai bambini, ai ragazzi. Ogni volta dobbiamo chiederci: “Qual è la cosa migliore per far star bene questo alunno? Cosa posso fare per assicurare la salute a questa classe ma allo stesso tempo non spaventarli?”.

I prossimi mesi ci metteranno a dura prova. Aumenteranno i casi di sospetto Covid. Arriveranno le febbri a scuola. I docenti e i presidi dovranno usare il buon senso. Ci auguriamo che le istituzioni ci aiutino con indicazioni dettagliate e non vaghe.

Un esempio. L’istituto superiore di sanità ci dice che fare “Nel caso in cui un alunno presenti un aumento della temperatura corporea al di sopra di 37,5°C o un sintomo compatibile con Covid-19, in ambito scolastico”. Se Marco ha la febbre la situazione è chiara. Ma se Marco ha il naso che cola o la diarrea o una tosse (allergica?) che dobbiamo fare? Quali sono i sintomi simili al Covid nessuno l’ha specificato. E’ rimasto un “vuoto”, un dubbio. E noi maestri non siamo certo medici, pediatri, virologi o immunologi.